Ho frequentato i primi 3 anni delle elementari in una scuola comunale a Milano. E, nonostante siano trascorsi da allora saecula et saecula, molti ricordi sono più che vividi. Primo tra tutti quello olfattivo: il profumo della maestra (una signorina di una sessantina d'anni che lasciava dietro di sè la fragranza delle violette) e quello dell'aula.
Era un mix di odori: del legno dei banchi, del gesso per la lavagna (appesa al muro, così nessuno poteva esserci messo dietro) e dell'inchiostro.
Perché si scriveva con la cannuccia e il pennino, allora. E si facevano esercizi di calligrafia. Il banco aveva il buco per il calamaio, che il bidello - che allora era il bidello e non il collaboratore scolastico... - faceva in modo fossero sempre pieni all'inizio delle lezioni. Anch'io avevo il mio astuccio delle penne, ma - essendo abbastanza energica - non riuscivo a scivere con il pennino che io chiamavo a lanterna (quello che nella foto è inserito nella cannuccia) perché, premendo troppo, lo spezzavo: mi dovevo accontentare di quello più robusto. Ma ero brava lo stesso.
C'erano certezze, a quei tempi: punti fermi che - con regolarità da orologio svizzero - scandivano la vita degli alunni e delle famiglie. La scuola (dal lunedì al sabato compreso) iniziava il 1° ottobre e terminava il 30 giugno e poi c'erano i 3 mesi tondi tondi di vacanze. Non ricordo nessun ponte scolastico: mai le vacanze di Natale sono andate dal 24 dicembre a dopo il 6 gennaio.
E come dimenticare i primissimi giorni di scuola? Il primo giorno eri curiosa di conoscere - o riconoscere - i tuoi compagni. Una rapida occhiata in giro per vedere quale grembiule fosse il più bello... anche allora si era femminucce vanitose. La mamma, il mio primo grembiule (quello della 1a elementare) lo comprò a La Rinascente (in Piazza del Duomo?), ma era costato troppo così gli altri me li cucì lei.
Poi la scelta della compagna di banco, giacché non esistevano classi miste, e la scelta del banco: perennemente in prima fila, io. Sono stata sempre una gnappetta. E poi ancora la decifrazione dei graffiti incisi sul ripiano di legno del banco o dei disegni fatti sotto la ribaltina: tracce di chi - prima di me - sedette lì e volle lasciare un segno.
Ma quello che ricordo con più gioia era il primo giorno di vacanza, appena tre giorni dopo l'inizio dell'anno scolastico: il 4 ottobre, infatti, si festeggiava il patrono d'Italia, San Francesco.
Leggo ora che quella festività è stata soppressa nel 1977: penso che non sarebbe poi così male reinserirla oggi...
Era un mix di odori: del legno dei banchi, del gesso per la lavagna (appesa al muro, così nessuno poteva esserci messo dietro) e dell'inchiostro.
Perché si scriveva con la cannuccia e il pennino, allora. E si facevano esercizi di calligrafia. Il banco aveva il buco per il calamaio, che il bidello - che allora era il bidello e non il collaboratore scolastico... - faceva in modo fossero sempre pieni all'inizio delle lezioni. Anch'io avevo il mio astuccio delle penne, ma - essendo abbastanza energica - non riuscivo a scivere con il pennino che io chiamavo a lanterna (quello che nella foto è inserito nella cannuccia) perché, premendo troppo, lo spezzavo: mi dovevo accontentare di quello più robusto. Ma ero brava lo stesso.
C'erano certezze, a quei tempi: punti fermi che - con regolarità da orologio svizzero - scandivano la vita degli alunni e delle famiglie. La scuola (dal lunedì al sabato compreso) iniziava il 1° ottobre e terminava il 30 giugno e poi c'erano i 3 mesi tondi tondi di vacanze. Non ricordo nessun ponte scolastico: mai le vacanze di Natale sono andate dal 24 dicembre a dopo il 6 gennaio.
E come dimenticare i primissimi giorni di scuola? Il primo giorno eri curiosa di conoscere - o riconoscere - i tuoi compagni. Una rapida occhiata in giro per vedere quale grembiule fosse il più bello... anche allora si era femminucce vanitose. La mamma, il mio primo grembiule (quello della 1a elementare) lo comprò a La Rinascente (in Piazza del Duomo?), ma era costato troppo così gli altri me li cucì lei.
Poi la scelta della compagna di banco, giacché non esistevano classi miste, e la scelta del banco: perennemente in prima fila, io. Sono stata sempre una gnappetta. E poi ancora la decifrazione dei graffiti incisi sul ripiano di legno del banco o dei disegni fatti sotto la ribaltina: tracce di chi - prima di me - sedette lì e volle lasciare un segno.
Ma quello che ricordo con più gioia era il primo giorno di vacanza, appena tre giorni dopo l'inizio dell'anno scolastico: il 4 ottobre, infatti, si festeggiava il patrono d'Italia, San Francesco.
Leggo ora che quella festività è stata soppressa nel 1977: penso che non sarebbe poi così male reinserirla oggi...
6 commenti:
Io spero che la festa ci sia perchè l'occasione è ghiotta: la cacciata del berlufolle.
Se sarà così credo che esporrò alla finestra una bandiera. Devo scegliere perchè il tricolore se l'è fregato il pregiudicato per usarlo come logo del suo gruppo di compari.
Un caro saluto,
aldo.
@Monty, non sai quanto ci speri anch'io!
Buona domenica, amico mio...
Già che ricordi! se ci ripenso mi viene in mente l'odore che veniva dalle cucine. Ho fatto l'asilo e le elementari dalle suore e in mente ho dei momenti fissi... la ricreazione in giardino a fare quarta contro quinta, le attese con la mano alzata per farsi vedere dalla maestra e poi quel vicoletto che mi sembrava incredibilmente grande mentre ora passandoci devo stare attento a nn toccare con la moto :-)
@Ernest... perché gli odori della cucina non li ricordo?
Chissà, forse perché si tornava a casa a pranzo. Boh?
Ma hai ragione! La ricreazione!
La quinta elementare l'ho fatta anch'io dalle suore e si giocava a "palla prigioniera"! Ero fottutamente violenta e mi volevano tutti in squadra!
Bei ricordi... e buon inizio settimana, caro.
bei ricordi quelli delle elementari, quelli con la stufa a legna e quello messo all'ultimo banco aveva il compito di controllare... e poi il grande maestro Della Penna che è stato per noi un grande per 5 anni e qualche volta ce le dava con la "bacchetta" sulle mani se il "capoclasse" ci segnava sulla lavagna tra i "cattivi"... e noi non ci lamentavamo se no a casa erano altre "pacche"...
@nonno enio, nella mia scuola la bacchetta non si usava e non c'era la stufa a legna... mi stai prendendo in giro o sei ultra centenario???
Ma non ricordavo più la lavagna divisa in due tra "bravi" e "cattivi": c'era, eccome! E non riuscivo mai a saltare la staccionata per essere annoverata tra le pecorelle.
Ti abbraccio.
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