Qualche tempo fa m'incuriosì parecchio la notizia di cani che - attraverso il loro straordinario olfatto - riescono a fiutare il cancro: strana l'idea di una malattia che abbia un proprio afrore. Per la depressione è la stessa cosa e l'ho sperimentato. Chi ne soffre non ne percepisce l'odore, ma coloro che gravitano nella sua orbita (e uso questa espressione a ragion veduta, nel senso che non è necessario che si viva accanto a loro) sì: sa di muffa e di cose stantìe. Sa paura e di solitudine. Di impotenza e di inutilità.
Non voglio parlare dei malati di depressione (e spero tutti convengano che si tratti di una vera e propria patologia, e non un normale "essere giù di morale"), ma di chi - in qualche modo - è loro vicino. Intanto, l'odore della depressione ti raggiunge anche attraverso il monitor del PC. C'è qualcuno che ogni tanto passa di qua e ne soffre da anni. Quando leggo i suoi post mi prevade una sorta di ansia perché - nonostante la conoscenza solo virtuale - mi piace molto: come starà oggi, mi domando? A volte è una persona euforica (perché spesso la depressione si palesa anche come disturbo bipolare, "dalle stelle alle stalle" per intenderci), altre volte - più spesso, purtroppo - si sente una merda: inutile, un vegetale che sta per diventare fossile, un essere perseguitato dalla mala sorte e forse maledetto, causa dei propri mali che il destino, cinico e baro, restituisce moltiplicati per cento. Non c'entra l'avere una vita piacevole e scevra da preoccupazioni (amore, danaro, salute, lavoro): ne hanno sofferto - tra gli altri - Baudelaire, Kierkegaard, Leopardi, probabilmente Lincoln, forse Michelangelo e Mozart, il genio musicale che meglio ha saputo rompere gli schemi con le sue note particolarmente “brillanti”.
E - in tempi più recenti - Indro Montanelli, Vittorio Gassman e Sandra Mondaini.
Oggi ne scrivo perché la mia dolce e adorata metà - in cura da anni per questa patologia - ieri ha avuto una micro-ricaduta determinata da un evento davvero risibile: in due parole, ha venduto la sua barca (sempre super revisionata e controllata) e, nel momento di consegnarla all'acquirente, ha praticamente fuso il motore. Mero danno economico, quindi (e chi se ne frega!), ma eccolo lì a dirsi (e a dirmi), il viso tirato e ingrigito: "Ma che male ho mai fatto io? Perché la sorte si accanisce contro di me?", e via di questo passo: e ho risentito il maledetto odore.
Credo che - chi entri nell'orbita di un depresso - si senta un po' come il familiare o l'amico di un suicida e l'interrogativo che più spesso ci si pone è: "Ma allora, io, non servo (o "servivo") a nulla! Non sono (stata) capace di dare aiuto".
Ecco il senso d'impotenza e di frustrazione che coglie noi in presenza del maledetto male oscuro: ci sentiamo inutili tanto quanto inutili si sentono loro. Ed è questa - oltretutto - la pericolosità della malattia, quasi fosse contagiosa: quella di estendersi e infettare anche chi si taglierebbe un braccio purché la persona amata (o l'amico) guarisca. Ma, se è vero che non possiamo fare nulla - se non essere loro vicini - è anche vero che dalla depressione si guarisce, purché ai primi sintomi si prendano i provvedimenti adeguati. La tempestività è l'arma più formidabile contro questa malattia, che può essere mortale: il cognato di mio fratello (il fratello di sua moglie), uno splendido giovane di 34 anni era un depresso. A nulla sono valse le nostre (mie e di mio fratello) suppliche perché fosse interpellato uno psichiatra: "Ma non è mica matto!" era la risposta dei genitori, persone tutt'altro che incolte, ma certamente schiave di incomprensibili tabù. Lo hanno riempito di regali, lo hanno viziato, lo hanno coccolato con tutto ciò che si potesse comperare. Ma non è servito: Massimo - così si chiamava - si è gettato dalla finestra del settimo piano di casa di mio fratello, presenti la mamma e la sorella che hanno cercato di salvarlo trattenendolo per le braccia. Tra le loro dita sono rimasti solo pochi bottoni della camicia.
Vi lascio un link che suggerisco di leggere con attenzione per riuscire a "diagnosticare" la malattia all'insorgenza e correre immediatamente ai ripari: aiuterà loro e anche chi vive (male) vicino a loro, ma spero serva. Mi scuso per il personalismo del post, ma avevo necessità di sfogarmi con il conforto di qualche amico che magari passa da queste parti...
Non voglio parlare dei malati di depressione (e spero tutti convengano che si tratti di una vera e propria patologia, e non un normale "essere giù di morale"), ma di chi - in qualche modo - è loro vicino. Intanto, l'odore della depressione ti raggiunge anche attraverso il monitor del PC. C'è qualcuno che ogni tanto passa di qua e ne soffre da anni. Quando leggo i suoi post mi prevade una sorta di ansia perché - nonostante la conoscenza solo virtuale - mi piace molto: come starà oggi, mi domando? A volte è una persona euforica (perché spesso la depressione si palesa anche come disturbo bipolare, "dalle stelle alle stalle" per intenderci), altre volte - più spesso, purtroppo - si sente una merda: inutile, un vegetale che sta per diventare fossile, un essere perseguitato dalla mala sorte e forse maledetto, causa dei propri mali che il destino, cinico e baro, restituisce moltiplicati per cento. Non c'entra l'avere una vita piacevole e scevra da preoccupazioni (amore, danaro, salute, lavoro): ne hanno sofferto - tra gli altri - Baudelaire, Kierkegaard, Leopardi, probabilmente Lincoln, forse Michelangelo e Mozart, il genio musicale che meglio ha saputo rompere gli schemi con le sue note particolarmente “brillanti”.
E - in tempi più recenti - Indro Montanelli, Vittorio Gassman e Sandra Mondaini.
Oggi ne scrivo perché la mia dolce e adorata metà - in cura da anni per questa patologia - ieri ha avuto una micro-ricaduta determinata da un evento davvero risibile: in due parole, ha venduto la sua barca (sempre super revisionata e controllata) e, nel momento di consegnarla all'acquirente, ha praticamente fuso il motore. Mero danno economico, quindi (e chi se ne frega!), ma eccolo lì a dirsi (e a dirmi), il viso tirato e ingrigito: "Ma che male ho mai fatto io? Perché la sorte si accanisce contro di me?", e via di questo passo: e ho risentito il maledetto odore.
Credo che - chi entri nell'orbita di un depresso - si senta un po' come il familiare o l'amico di un suicida e l'interrogativo che più spesso ci si pone è: "Ma allora, io, non servo (o "servivo") a nulla! Non sono (stata) capace di dare aiuto".
Ecco il senso d'impotenza e di frustrazione che coglie noi in presenza del maledetto male oscuro: ci sentiamo inutili tanto quanto inutili si sentono loro. Ed è questa - oltretutto - la pericolosità della malattia, quasi fosse contagiosa: quella di estendersi e infettare anche chi si taglierebbe un braccio purché la persona amata (o l'amico) guarisca. Ma, se è vero che non possiamo fare nulla - se non essere loro vicini - è anche vero che dalla depressione si guarisce, purché ai primi sintomi si prendano i provvedimenti adeguati. La tempestività è l'arma più formidabile contro questa malattia, che può essere mortale: il cognato di mio fratello (il fratello di sua moglie), uno splendido giovane di 34 anni era un depresso. A nulla sono valse le nostre (mie e di mio fratello) suppliche perché fosse interpellato uno psichiatra: "Ma non è mica matto!" era la risposta dei genitori, persone tutt'altro che incolte, ma certamente schiave di incomprensibili tabù. Lo hanno riempito di regali, lo hanno viziato, lo hanno coccolato con tutto ciò che si potesse comperare. Ma non è servito: Massimo - così si chiamava - si è gettato dalla finestra del settimo piano di casa di mio fratello, presenti la mamma e la sorella che hanno cercato di salvarlo trattenendolo per le braccia. Tra le loro dita sono rimasti solo pochi bottoni della camicia.
Vi lascio un link che suggerisco di leggere con attenzione per riuscire a "diagnosticare" la malattia all'insorgenza e correre immediatamente ai ripari: aiuterà loro e anche chi vive (male) vicino a loro, ma spero serva. Mi scuso per il personalismo del post, ma avevo necessità di sfogarmi con il conforto di qualche amico che magari passa da queste parti...
31 commenti:
Ho rivisto soltanto poco fa nel mio elenco dei blog personale il nome del tuo blog che "risorgeva"
dopo un lungo periodo di assenza.
Due sole parole: ho letto.
Adesso vado sul link.
grazie del link...
Non dev'essere facile, ne per il malato ne per chi gli sta vicino, complimenti a te e alla tua dolce metà per avercela fatta. Però quella cosa che si sente l'odore quando la malattia compare è utilissimo, se ci fosse un odore per ogni malanno sarebbe una figata, tutto molto più facile. Interessante il post, e anche il link, ne faccio tesoro. Ciao.
Ne so qualcosa, ebbi una morosa che ogni tanto aveva qualche "incontro" con la depressione, per fortuna non fino a livelli invalidanti; ma comunque potevo vedere come in quei momenti sembrasse addirittura un'altra persona...
Io ricordo l'istante preciso in cui ci caddi. Fu quando avevo tipo 23-24 anni e lavoravo in fabbrica, tre turni, già da qualche anno, fidanzata, amici, la macchina nuova, vacanze d'estate: tutto regolare. A un certo punto mi venne il pensiero, atroce, che sarebbe andata avanti così fino alla pensione! Ecco, fu l'inizio di una caduta che all'inizio non capivo (ci misi un anno buono per rendermi conto), ma che sfociò naturalmente in crisi di ansia, attacchi di panico, paura di tutto etc, tutto il corollario. Non riuscivo manco a lavorare e andavo e venivo dal medico, ma quel cacaricette era ben lontano dall'accorgersi. Fui io stesso a suggerirgli, dopo che tutte le analisi che mi aveva prescritto mi definivano sano come un pesce, che forse, hai visto mai, potevano essere di origine psicosomatica tutti i sintomi che avvertivo. Così mi mandò da uno psicologo, veramente della mutua, che dopo dieci sedute, due mesi, in cui io mi trascinavo in giro cercando di mantenermi vivo, sentenziò che non avevo nulla di grave!
Per fortuna nel frattempo il posto dove lavoravo andò in crisi, per cui mi trovai nella condizione di dovermi dare una mossa. Aggiungici pure che mi mollai con la tipa con cui stavo, che ebbe l'effetto davvero di far venire fuori il mio vero me, nel senso che abbandonai tutte le sovrastrutture che non mi appartenevano, ed ecco che PUF! depressione sparita.
Da allora ogni tot riavverto quei sintomi, ed è il segnale che devo cambiare qualcosa nella mia vita, o che qualcosa che faccio non mi appartiene, per cui riesco a correre ai ripari piuttosto per tempo.
Morale della favola: vai in depressione perchè qualcosa nella tua vita non è quello che vorresti che fosse, ma non lo ammetti neanche a te stesso, per cui il tuo inconscio ti mette in condizione di guardarti dentro e di ripartire. Ascoltarsi, parlarsi senza mentire a se stesso è l'unica cura per uscirne. E di solito, dopo, si è persone migliori.
Cara amica, se vuoi scrivermi in privato, sono molto coinvolta in questo problema. La depressione è stato un tema dominante nella mia vita, par vari motivi.
Un forte abbraccio
@Monticiano, grazie per la "fedeltà": la latitanza non è stata causata dal problema che ho esposto, fortunatamente. Lo scorso fine settimana ci siamo concessi una bella gita fuori porta (nel Salento), mangiando benissimo, bevendo meglio e visitando posti incantevoli. Ma deserti. Credo che su questo farò un post. La "ricaduta" di mio marito sembra si stia risolvendo per il meglio (sto incrociando le dita), ma se ne sa tanto poco di questa patologia, che mi sembrava cosa buona e giusta parlarne.
Ti abbraccio.
@Fabio, spero davvero che NON ti serva, ma non si sa mai...
Un bacio, amico mio.
@Ormoled, e chi lo sa se - con l'ausilio dei nostri amici cani - la medicina non possa varcare confini sino ad oggi ritenuti invalicabili? In fondo, se ci riflettiamo, una "malattia" è una modificazione di uno status quo: se in natura ogni molecola organica ha un odore (solo i sassi non lo hanno), perché non creare un database con gli "odori normali" e poi, valutandone le modificazioni, diagnosticare l'origine del cambiamento? In una puntata del mio amatissimo CSI - La scena del Crimine, il capo della Scientifica Grissom utilizza un naso elettronico per scovare un serial killer!
Buona domenica, caro.
@Ale, allora sai di cosa parlo...
Sì, le persone che amiamo diventano irriconoscibili. Ricordo che - quando la malattia raggiunse il picco - mo trovai a "pregare" (io, non credente convinta!) una qualunque divinità affinché mi restituisse il mio Valter e si riprendesse quel clone, solo esteriormente simile all'oginale, che non era lui, quasi fosse posseduto dal maligno.
Un abbraccio.
@Rouge caro, parte di quanto hai raccontato è copia dell'esperienza che ho vissuto. Nei primi due anni dall'inizio della malattia, mio marito ha collezionato 30 centimetri di "esami clinici specialistici" alla (vana) ricerca di qualche patologia fisica. È andato anche da un figlio di puttana ciarlatano che si definiva "naturopata" e che lo ha visitato mettendogli dei minerali sul corpo!!! Gli mancava solo Wanna Marchi e poi aveva fatto tombola. Ovviamente è andato anche dallo psicologo, con risultato nullo. Finalmente ha dato retta a me e al mio amico silenzioso che, da subito, gli avevamo suggerito di rivolgersi ad uno psichiatra, e cioè ad un medico (giacché psicologo e psichiatra sono due professioni ben distinte) e il problema si è lentamente avviato alla soluzione.
Sono una convinta assertrice della medicina tradizionale: non credo alla medicina cosiddetta "alternativa". Noi siamo un insieme di elementi chimici: se uno di essi manca, o è in surplus, l'equilibrio del nostro organismo ne subisce le conseguenze. Nella fattispecie, il problema di mio marito è stato determinato da un basso livello di serotonina, innalzato il quale - ovviamente attraverso cura farmacologica - la situazione si è gradualmente stabilizzata. Ecco perché non credo che, nel tuo caso, si trattasse di "depressione" strictu sensu, guarita attraverso la volontà di "darsi una mossa", come dici: la depressione - come forse avrai letto sul link - "è una malattia che annulla la volontà, una malattia della volontà". Meglio così, amico mio!
Un bacione.
@Martina, grazie! Magari approfitterò...
Ti abbraccio, cara amica.
Io invece non credo che la chimica possa, o meglio debba, risolvere tutto. Intendiamoci, essendo anche un corpo fisico questo è legato a situazioni che potremmo definire meccaniche. Nel senso che hai ragione quando dici che un abbassamento di serotonina produce quegli effetti, così come una slogatura alla caviglia non ti fa camminare, il punto è il perchè della malattia in sè, cioè perchè si manifesta quel tipo di patologia e non un'altra.
Dietro una infermità, una malattia, c'è un motivo legato alla tipologia della malattia stessa, trovato il quale si trova anche il rimedio.
La depressione è una malattia della volontà? Allora è proprio agendo sulla propria volontà che se ne viene fuori, una volta ben impresso nella mente il messaggio che se ne è ricavato.
Ad esempio se nel corso della depressione si hanno sintomi che riportano ai polmoni, è indicativo del fatto che si stanno stanno facendo cose che "tolgono il respiro", che opprimono, che limitano il senso di libertà. E via dicendo.
Per cui la chimica funziona perchè ti guarisce il sintomo, ma non la malattia: quella guarisce solo quando arrivi a comprenderla.
Un saluto (anche a tuo marito).
E" vero é dura perché ch ti sta vicino ha sempre paura di una ricaduta. Ed in effetti oggi se ne sa di più ma la strada é ancora lunga.
Ti abbraccio
Daniele
Toc toc...
Entro in silenzio...
Succede, purtroppo, che persone colte, addirittura medici, non si accorgano della Brutta Bestia. Nessuna accusa: oltre 30 anni fa la parola era quasi sconosciuta, e certi sintomi si bollavano come un generico "esaurimento nervoso".
Un po' di riposo, quattro regalini, e sarebbe passata.
Massimo si è buttato giù. Una tipa che conosco bene fu salvata in extremis da avvelenamento.
Ebbe culo o fortuna? Ancora non l'ha capito, la poveraccia.
Vero è che la TEMPESTIVITA' di diagnosi è FONDAMENTALE.
Altrimenti, bene che vada, si cronicizza, diventa distimìa e ti toglie per sempre il gusto delle cose belle, per cui cammini, parli, ridi, anche, ma è come se un'altra lo stesse facendo al posto tuo.
Spero solo non sia ereditaria, anche se una certa familiarità è stata provata.
Grazie, gemella diversa (per tua fortuna).
Sarà mica un caso che domineiddio mi ha dato un buon profumo naturale?
Me lo dice sempre mia sorella (quella nata da mia madre e mio padre, come me).
Un bacio.
Fortuna= sfortuna.
Che bel post, Bastian. Letto tutto d'un fiato.
Mia moglie sostiene che io sia un eterno depresso; in più avendo visto il sottotitolo del mio blog sostenie che stia peggiorando.
Questo periodo almeno ho le mie belle ragioni. Manda un caro saluto da parte mia a tuo marito ma fallo nel modo più opportuno alla sua persona. Per esempio io odio che qualcuno lo me lo faccia pubblicamente: preferirei una sorda solidarietà, vedi tu.
Non riesco ad aprire la mail che è nel tuo profilo: scherzi di VISTA.
Vorrei inviarti qualcosa di personale sulla depressione.
ottimo post ed ottimo link!
marina, affetta
@Rouge, non sono uno psichiatra, ma - quando gli esperti affermano che è una malattia della volontà - credo vogliano dire che se ne è privi. Del tutto. Per cui, da ignorante, penso non si possa utilizzare qualcosa (la volontà) di cui non si dispone. Quanto ai sintomi che indichi come esempio, mio marito non ne aveva: il suo era un malessere generalizzato e non identificato. Forse è per questo che - con i farmaci - è riuscito a uscire dal loop: nel suo caso la chimica ha curato sia i sintomi che la malattia. Ad esempio, se l'organismo è carente di potassio, assumendolo si curano sia i sintomi (debolezza e deterioramento delle funzioni neuromuscolari, del sistema nervoso centrale, etc.) che la malattia (ipotassemìa).
Un bacione.
@Daniele, è dura sì, perché si vive sempre nel timore di recrudescenze, ma (aggiornamento...), sembra sia passata...
Ti abbraccio.
@Bisla, sono contenta che la tipa che conosci bene l'abbia sfangata: chissà, magari ha - anche lei - persone che le vogliono bene intorno, e se non fossero riusciti a prenderla per i capelli, i sopravvissuti, che avrebbero potuto pensare? Come si sarebbero sentiti? "Ma allora io non contavo proprio niente!", avrebbe potuto esclamare qualcuno... Con quale angoscia e senso di colpa avrebbe vissuto la propria vita a venire, lo lascio alla tua fervida immaginazione. E comunque lo sapevo che "profumi di buono": lo sento dal monitor!!
Un bacio grande grande.
@Pape Satàn, rincuora tua moglie: non credo che una manifestazione palese di "pessimismo", com'è nel sottotitolo del tuo blog ("la via è chiusa: non usciremo a riveder le stelle") possa essere un sintomo della malattia. È più infida e subdola, la porca!
Quanto al saluto, visto che - come ho riferito sopra - il momentaccio sembra superato, credo gli farò leggere il post e i commenti: così il saluto sarà un abbraccio virtuale "di persona".
Grazie, caro.
@Luigi:
elleci50@gmail.com
@Marina, anche tu! Questo è di supporto alle mie teorie, contrapposte a quelle di Rouge. Se c'è una blogger che definirei con i coglioni (scusa il francesismo...), sei proprio tu.
E invece... Mi spiace, cara.
Ti abbraccio.
brutta bestia, la depressione..non bussa, entra e non te ne accorfi..e pure io, una volta..ma e' storia vecchia :)
@Punzy, meno male che è storia vecchia! Gimme5, cara...
L'ha sfangata, per ora, ma è sempre sul chi vive.
Tuttavia bisogna essere sempre più o meno all'erta, magari senza farsi prendere dal panico.
:-)
@Bisla, ma con tutte le sorelle che ha la tua amica, ci sarà sempre qualcuna di loro a vegliare su di lei: anche da lontano.
Un bacio, mia cara, e riposa bene.
molto intiresno, grazie
La ringrazio per Blog intiresny
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