Lo confesso: questa crisi inizia a spaventarmi. Perché sembra senza alternative, senza fughe, senza uscite di sicurezza. Oggi parlavo con un amico, uno di quei lavoratori che il politichese si ostina a catalogare tra le piccole aziende italiane, e che continua a definire il nerbo dell'economia di casa nostra. Si tratta, in realtà, di un più semplice "Mario Rossi: pittore edile e piccole ristrutturazioni". Insomma, di un padre di famiglia che ha messo su l'aziendina a conduzione familiare, si è aperto la sua bella partita IVA, e ha sempre pagato le tasse. Stamane aveva il morale sotto i piedi perché "il Commercialista" (perché questa figura di professionista, adesso, ci deve fare paura tanto quanto un oncologo?) gli ha annunciato che anche quest'anno, e per il secondo esercizio consecutivo, "non sarà congruo": ossia, non avrà fatturato quel tot che lo Stato ha deciso che lui deve fatturare.
Qui il discorso sarebbe lungo, perché dovrei addentrarmi in quelle trappole per topi che sono gli "studi di settore" (conoscete la bestia? no? beati...): ma la morale della favola è che Mario Rossi chiuderà la propria partita IVA. "E che farai?", gli ho domandato ingenuamente. "Mi arrangerò..." è stata la laconica risposta. Traduzione: continuerò a lavorare - in nero - perché comunque debbo mangiare e non sono più in grado di pagare le tasse che lo Stato vuole che paghi. Mario ha oltre 50 anni, ha due figli che ancora studiano e il mutuo da pagare. Era inutile che gli dicessi che, in questo modo, sarebbe diventato un evasore fiscale; che avrebbe derubato la collettività che - anche per lui - continuava a pagare i servizi; e che avrebbe anche pregiudicato il futuro dei propri figli i quali, una volta andato lui in pensione, gliela avrebbero dovuta pagare nonostante lui non avesse contribuito a "mettere da parte" i contributi con cui pagarla... Era inutile, perché ne era consapevole: e aveva le lacrime agi occhi. Ma non esistevano vie di scampo.
Ho pensato a quando, agli inizi del secolo scorso (e ancora per molti anni, in seguito) se una famiglia si fosse trovata al posto di Mario, avrebbe realizzato quel che poteva, e sarebbe partita, verso un nuovo mondo: con la speranza di ricostruire - altrove - la propria vita. Ma oggi? Le notizie dagli Stati Uniti ci martellano ogni giorno di catastrofi economiche. Leggo che anche il Canada - tanto per restare al di là dell'oceano - non se la passa meglio. Il Sud America? Anche loro sembra siano in attesa del miracolo Obama. Dell'Europa neanche parlo. L'Australia? È in crisi il comparto turistico, e anche lì non sembra se la passino anche gli altri settori. In Oriente? L'economia giapponese è al collasso. Cina? India? L'Africa fa la fame da sempre, e il Sud Africa sembra che neanche con i diamanti se la passi meglio. Insomma, ho finito i continenti. Non si può più neanche fuggire, perché la mancanza di lavoro, di certezze, di serenità ti inseguono ovunque: la crisi è planetaria. Del pianeta. Come suona diversamente la parola "pianeta" dalla sua forma aggettivata, "planetaria": è più inquietante, più opprimente. Tutta la fottuta palla che orbita nello spazio è nelle stesse condizioni: è disperata.
E dunque emigrare non vale la pena, tanto non cambia niente. Si dovrà restare, tirando la cinghia. Hai voglia a dire "spendete, spendete, sennò si ferma tutto"! Ma vallo a dire a Mario di spendere, e di comprarsi il televisore al plasma da 52 pollici, sennò blocca il ciclo; vaglielo a dire, a lui che non sa come e quando potrà pagare la rata del mutuo sulla casa! Ho cominciato a pensare a tinte fosche, tipo quei film di fantascienza che si svolgono sempre di notte, con la pioggia e i vapori che vengono su dai tombini. Immagino che succederà che usciremo con 10 euro nel borsellino per fare la spesa della giornata, guardandoci alle spalle timorosi che qualcuno - per fame, non per comprarsi coca o altro - ci possa rapinare e lasciare sulla strada: lupi in un mondo di lupi. E penso allora (qui si riaffaccia la mia vita precedente...) a quanto dovevano sentirsi forse meglio i nonni, con la valigia di cartone, è vero; con il pianto agli occhi e il cuore stretto; ma con la speranza di una vita migliore, di un ... qualcosa che noi, oggi, non vediamo più. Ovunque si giri lo sguardo, è la stessa miseria, la stessa fame. Lo stesso nulla.
E.A. Mario - Santa Lucia luntana (1919)
Qui il discorso sarebbe lungo, perché dovrei addentrarmi in quelle trappole per topi che sono gli "studi di settore" (conoscete la bestia? no? beati...): ma la morale della favola è che Mario Rossi chiuderà la propria partita IVA. "E che farai?", gli ho domandato ingenuamente. "Mi arrangerò..." è stata la laconica risposta. Traduzione: continuerò a lavorare - in nero - perché comunque debbo mangiare e non sono più in grado di pagare le tasse che lo Stato vuole che paghi. Mario ha oltre 50 anni, ha due figli che ancora studiano e il mutuo da pagare. Era inutile che gli dicessi che, in questo modo, sarebbe diventato un evasore fiscale; che avrebbe derubato la collettività che - anche per lui - continuava a pagare i servizi; e che avrebbe anche pregiudicato il futuro dei propri figli i quali, una volta andato lui in pensione, gliela avrebbero dovuta pagare nonostante lui non avesse contribuito a "mettere da parte" i contributi con cui pagarla... Era inutile, perché ne era consapevole: e aveva le lacrime agi occhi. Ma non esistevano vie di scampo.
Ho pensato a quando, agli inizi del secolo scorso (e ancora per molti anni, in seguito) se una famiglia si fosse trovata al posto di Mario, avrebbe realizzato quel che poteva, e sarebbe partita, verso un nuovo mondo: con la speranza di ricostruire - altrove - la propria vita. Ma oggi? Le notizie dagli Stati Uniti ci martellano ogni giorno di catastrofi economiche. Leggo che anche il Canada - tanto per restare al di là dell'oceano - non se la passa meglio. Il Sud America? Anche loro sembra siano in attesa del miracolo Obama. Dell'Europa neanche parlo. L'Australia? È in crisi il comparto turistico, e anche lì non sembra se la passino anche gli altri settori. In Oriente? L'economia giapponese è al collasso. Cina? India? L'Africa fa la fame da sempre, e il Sud Africa sembra che neanche con i diamanti se la passi meglio. Insomma, ho finito i continenti. Non si può più neanche fuggire, perché la mancanza di lavoro, di certezze, di serenità ti inseguono ovunque: la crisi è planetaria. Del pianeta. Come suona diversamente la parola "pianeta" dalla sua forma aggettivata, "planetaria": è più inquietante, più opprimente. Tutta la fottuta palla che orbita nello spazio è nelle stesse condizioni: è disperata.
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E.A. Mario - Santa Lucia luntana (1919)
33 commenti:
Amare riflessioni e pensieri ancora più foschi, simili a quelli che dovettero fare i miei genitori quando nel 1928 emigrarono dalla Sicilia per piantare le tende a Roma e far nascere 4 fratelli 4. A mia memoria non ricordo di aver mai vissuto una vita da ceto medio.
E' stata sempre una vita dura.
Resisterò finchè potrò.
(Sono i pensierini della notte).
Cara lo so questa crisi non è affatto bella, Io mi ritengo fortunato perchè la mia recessione l'ho avuta tre anni fa quando è venuta a mancare un'entrata consistente in casa e come abbiamo fatto sempre io e la mia famiglia abbiamo tirato la cinta, grandi pretese non l'ho mai avute e riusciamo pian piano a tirare avanti.
Devo dire una cosa sono andato sempre contro corrente, se mi potevo permettere una cosa la compravo se no ne facevo a meno.
Cosa che intorno a me non ho visto quasi mai, piuttosto si facevano prestiti su prestiti ma non si rinuncia ne alla parabola, ne al nuovo cellulare, ai vestiti griffati, alla colazione al bar. Mi dispiace per coloro che hanno uno stipendio da fame o non ce l'hanno per niente.
Il resto dovrà adattarsi ad un tenore di vita più modesto e forse ci sarà anche meno spreco.
Una signora si lamentava che non riusciva a pagare il buono pasto del figlio a scuola.
Ma 3 pacchetti di figurine al giorno (3-4 €)non possono mancare.
Forse per qualcuno servirà per crescere un pò.
Buona giornata Sisifo
Sai, è quello che preoccuoa più anche me..il fatto che non c'e' un luogo sulla terra dove possiamo scappare. Resta la schizofrenia, è vero, con la costruzione di una doppia personalità in cui la punzy secondaria è felice, ottimista e berlusconiana ma..non è che puoi diventare pazza a comando
o no?
bel post...una bella riflessione..
concordo con il secondo commento..
si vogliono avere troppe cose, e si fanno pochi sacrifici...
@Monticiano: vedi, però?
I tuoi, lasciando la Sicilia e venendo a Roma, avevano la speranza di trovare quel famoso "qualcosa" di migliore. La cosa che mi spaventa, è invece l'essere privata anche della speranza: e così non resta nulla.
Un abbraccio.
@Sisifo, come non concordare con te? Molti saranno costretti (lo spero tanto!) a rinunciare al superfluo, e questo è uno dei pochi aspetti positivi che vedo in questa crisi planetaria: un salùbre bagno di morigeratezza.
Ma i tanti altri che, come il mio "amico Mario" non hanno viziato se stessi e prole, ma hanno semplicemente vissuto una vita normale, senza eccessi da un lato o dall'altro, loro, che fine faranno? Entreranno a far parte di quella schiera senza nome retrocessa verso la soglia della povertà? E senza possibilità di scappare altrove?
Di "reinventarsi una vita"?
Buona giornata a te, amico.
@Punzy, la donna dai due volti...
Potrebbe essere una soluzione: ma la Punzy berlusconiana, quella ottimista, spendacciona e consumatrice, non dovrà leggere un giornale, né vedere la TV, né aprire un blog, né leggere blog...
Conoscendo l'originale, sarebbe troppo dura: anche per lei.
Un bacione, cara.
@Ale, se bastasse sacrificarsi un po', io sarei pronta: ma un po' di luce, un lumicino piccolo piccolo, alla fine del tunnel, lo vorrei vedere, ma oggi non mi sembra ci sia...
O sarà che sto covando l'influenza, che vedo tutto così nero? ASPIRINA! Ecco la soluzione!
Ti abbraccio.
Crisi per crisi una puntatina in Spagna io la farei :-)))
Diciamo che cmq il tuo quadro é veritiero escludendo forse la Cina che sta rallentando é vero, ma va cmq sempre ad un ritmo vertiginoso.
Spendere..... quali soldi? L'esempio che hai portato di Rossi M. é emblematico.
Io una puntatina la farei indietro nel tempo, se si potesse. Hai ragione: non vedo un barlume di speranza nemmeno a cercarla col lanternino.
@Daniele, ho un amico in Spagna (Paesi Baschi... loro ci tengono sai...). E qualche settimana fa mi ha confermato che anche da loro le cose non vanno bene.
Se poi leggi qui, sembra che la politica economica della "svolta Zapatero" non abbia dato i risultati tanto attesi: tant'è che il premier ha sul collo il fiato dei Popolari.
Manco là, Daniele, possiamo andare! Peccato, mi sarei imbarcata da Genova per fare una scorpacciata di "panissette": mia nonna le coprava a me e mio fratello quando "andavamo in centro" e poi riprendevamo il tram (!!) a Caricamento. Sotto i portici c'era una friggitoria... Ora cosa c'è? Un grattacielo, presumo...
Ti abbraccio.
@Bisla mia, spero che l'indulgere al pessimismo (che non è nella mia natura) di questi giorni sia a causa dell'influenza, che mi pare davvero di covare. Ma un viaggio a ritroso nel tempo, sì, lo farei volentieri... e tu sai verso dove... Quasi quasi, nelle more, mi vado a vedere questa mostra a Genova, così vado a trovare pure il Rockpoeta, belìn!
Un doppio bacio grande, cara!
Cara Bastian, siccome come hai sottolineato tu è un problema planetario (anche se devo smentire per l'Australia e Nuova Zelanda che vengono in Irlanda e GB, in questo momento a recrutare personale specializzato a secchiate, manco si trattasse di entrare nel corpo dei marines...), bisogna cambiare il modo di pensare e di vivere e non finché la crisi passa, ma per il resto delle nostre generazioni.
Come ho già scritto più volte, il sistema economico perverso che ha causato questa crisi mondiale, non è più sostenibile. In Irlanda guarda è uguale, sta crollando tutto e la gente si sta finalmente chiedendo "ma allora abbiamo proprio sbagliato tutto negli ultimi 15 anni?"
Questa crisi, anche se sta causando molti dolori, è necessaria, e, non appena ci saremo curati le ferite, ci risolleveremo dai nostri letti di agonia più forti e più sani.
E comunque ti consiglio la Nuova Zelanda ;) A parte tutto, è bellissima.
Attenta con quell'influenza che è ORRIBILE... ne so qualcosa ;)
Bastian, il tuo post è bellissimo e verissimo. Va aggiunto solo che "Tutta la fottuta palla che orbita nello spazio" e che "è nelle stesse condizioni", viene da almeno un paio di secoli divorata e sfruttata da quel sistema che un tempo (dio mio) veniva dai più chiamato capitalismo. Ecco il problema. L'unico, vero, forse insolubile problema. Finché staremo tutti a chiederci che si puà fare per risolvere "questa"crisi o quell'altra o la prossima, perderemo sempre di vista il fatto capitale (ironia delle parole)che il punto cruciale NON E' la crisi ma la sua origine sistematica legata ancora e sempre al ciclo autofago del capitale. Sì proprio quello. E la circostanza che nessuno, ma proprio nessuno, nonostante la pletora di Nobel dell'economia e dei loro fantastici algoritmi, sia ancora riuscito a prevederne non dico la soluzione ma neppure l'avvento, mi pare significativo. Affermare quotidianamente che domani forse pioverà non significa aver previsto la pioggia quando, come è statisticamente inevitabile, dopo qualche tempo un acquazzone ci bagnerà la testa. Chi dice "io l'avevo previsto" dice una colossale palla. E intanto non spiega o non vuole spiegare perché piove a dirotto.
Martina ha perfettamente ragione: il sistema economico perverso che ha causato questa crisi mondiale, non è più sostenibile. This is the question.
@Martina, come puoi ben immaginare, le informazione le ho dal web. Per cui mi fido, se mi dici che Australia e Nuova Zelanda vanno meglio, anche se continuo a trovare qualche smentita.
Quello che ho imparato (non si finisce mai, no?) da questa terribile stagione che stiamo vivendo è che - davvero - esiste un abisso tra l'economia fatta di cartaccia (soldi, titoli, speculazioni, borsa, prime rate, e l'accidenti che se li porta!) e l'economia vera, quella della gente crea cose, beni e prodotti che si toccano con mano. Leggo che c'è un ritorno alla terra, da anni la Cenerentola delle nostre risorse, soprattutto da parte dei giovani. Ed ecco, forse quella speranza che non vedevo prima, un poco - adesso - la intravedo in questo "ritorno al passato": una scelta fatta per necessità, magari, ma non per questo meno positiva.
Un bacione.
@Helios, prima di tutto grazie per i complimenti che, venendo da un maestro come te, sono doppiamente gratificanti.
E veniamo al nocciolo della questione,
il capitale e il capitalismo.
Da un po' di tempo a questa parte non so, onestamente, dove collocarmi, ideologicamente e politicamente parlando.
Sono per la strenua difesa dei diritti personali irrinunciabili di ogni individuo (compresa la proprietà privata) che pongo al di sopra di ogni regolamentazione da parte dello Stato: dunque sono liberale?.
Ma dallo Stato voglio ricevere servizi: sanità pubblica, scuole pubbliche, trasporti pubblici.
E voglio anche interventi pubblici a sostegno delle classi più deboli, e voglio pagarli con le mie tasse: sono socialista?
Ma non voglio uno Stato socio al 50% del mio reddito; non voglio lavorare dal 1° gennaio al 30 giugno per lui, e dal 1° luglio alla fine dell'anno per me. E non voglio che lo Stato mi imponga quanto debbo guadagnare. Se decido di arrotondare lo stipendio di mio marito con - poniamo - 800 euro al mese (10.000 euro/anno), voglio essere libera di farlo. E non voglio che lo Stato mi dica che "non sono congrua" e che debbo "guadagnare" per forza 30 mila euro, per poi darne a lui 15 mila.
Torno ad essere liberale?
Non so, Helios... sono confusa: non capisco più cosa sono, dove collocarmi, e neppure immaginare soluzioni ai problemi che ho posto... ma mi ha fatto bene "parlare" con te: forse, magari, riuscirai a chiarirmi le idee.
Ti abbraccio, amico.
Ma che crisi e crisi, sotto Prodi e li cattivi e caotici cumunisti si che non s'arrivava alla quarta settimana...
@Russo, t'el chi "Polemon the Best"!
Ma se è vero - ed è vero - quello che afferma Helios (che non puoi definire filogovernativo), che "...nessuno, ma proprio nessuno, nonostante la pletora di Nobel dell'economia e dei loro fantastici algoritmi, sia ancora riuscito a prevederne (della crisi, ndr) non dico la soluzione ma neppure l'avvento...", non vorrai sostenere che sia maturata in questi 8 mesi, no?
Helios sostiene che la crisi viene da lontano, ed è montata nel corsi di almeno due secoli: senza andare tanto indietro nel tempo, qualche volta, magari proprio durante l'ultimo governo Prodi, li cattivi e caotici comunisti, avrebbero potuto fare meno casino (essere al governo e poi andare in piazza insieme a chi manifestava contro il governo) e mostrare maggior senso di responsabilità. Non credo sarebbe cambiato nulla, ma almeno - ora - potreste dire "noi ci abbiamo provato". Ma con i precedenti che avete maturato, no.
Non lo potete dire neanche voi.
Un bacio.
Martina ha proprio centrato il nocciolo del problema: non si può essere insieme liberali (accettare il "sistema") e socialisti (ipotizzare un altro sistema antagonista del primo). Qui e non altrove sta la difficoltà della realizzazione di ogni rivoluzione in senso etimologico e ideologico oltre che economico e politico. Pensare solo a questo Stato, a questo Paese, a questa famiglia, a questa economia serve a poco. La storia ha insegnato con eccezionale durezza che il socialismo in un solo Paese è irrealizzabile. E chi lo sosteneva autorevolmente è stato picconato dai sicari del baffuto compagno Acciaio. C'è speranza, allora? Bye.
Infatti secondo me la crisi è maturata negli ultimi 6/7 anni, in Italia le abbiamo preparato bene il terreno per farci trovare stremati e senza un minimo di anticorpi dagli stessi che hanno governato negli ultimi 8 mesi, che sarebbero poi quelli che hanno governato per sei anni negli ultimi sette e mezzo...
@Helios, allora per me non c'è speranza: nel senso che non sembra possibile coniugare liberalesimo (non liberismo) con socialismo.
La mia isola è proprio quella che non c'è.
Un abbraccio.
@Russo, Helios e Martina mi sembra facciano risalire l'odierna crisi planetaria a due secoli orsono: e dunque, a spanne, la collocherei con l'affermazione della rivoluzione industriale. Tu la fai germinare 6-7 anni fa: ora mi spiego perché la sinistra sia così spezzettata! Neanche su questo siete d'accordo!
Besos.
la cosa che sicuramente fa più rabbia è il fatto che la crisi si abbatterà sui signori Rossi e non sfiorerà minimamente quelli che l'hanno creata.
La mia generazione, almeno in parte, ha goduto di riflesso degli anni del boom economico, mentre lo scenario da Blade Runner che evocavi temo si adatti perfettamente a chi è all'inizio della sua carriera lavorativa.
Molti hanno gridato all'iceberg, e quasi tutti hanno preferito continuare a ballare. Ora l'orchestra ha smesso di suonare...
un abbraccio, Riccardo
@Riccardo, verissimo. Anch'io ho goduto, come te, degli anni del boom: ma erano i tempi in cui i miei genitori volevano avessi quello che loro non avevano avuto. Telefonini e abbigliamento griffato erano di là da venire. Chi è ora all'inizio della carriera lavorativa, probabilmente qualche griffe addosso, la portava pure. Ma certo non immaginava minimamente il prezzo che avrebbe dovuto pagare. L'orchestra ha smesso di suonare e di scialuppe di salvataggio non ce ne sono per tutti.
Ti abbraccio, amico.
Caricamento...; no Grattacieli no ma quella friggitoria non so se esiste ancora.
Ciao :-)))
Daniele
@Daniele... che brutta notizia... sigh!
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