sabato 16 gennaio 2010

Tempus edax rerum

Ho una buona scusa per giustificare la mia latitanza dal blog: a giugno lasceremo, mio marito ed io, una casa da 160 metri quadri in condominio, per una da 70, ma con giardino e veranda. Scelta, per fortuna, dettata solo dal desiderio di cambiare e di vivere una casa a "dimensione". Motivo per cui ho impiegato questo mesetto a fare una cernita dei mobili che potrò portare nella nuova casa e a mettere in vendita gli altri. E poi mi sono dedicata ad una fatica ancora più improba: selezionare i soprammobili e le cianfrusaglie accumulate, ereditate, carcate col lanternino e ricevute in regalo nel corso di tanti anni. La loro cubatura credo sia pari a quella del Taj Mahal e, senza mobili su cui appoggiarle, eliminare necesse est. A studio ho un vecchio compositoio - una barra usata per comporre, con i blocchetti dei caratteri mobili a piombo, inserendoli a mano uno ad uno, da destra a sinistra e a lettura speculare - una parola o una frase, più il set completo dei caratteri per formare il mio nome.

Me l'ha regalato un vecchio tipografo - secoli orsono - quando si stampava ancora molto sulle macchine "piane" (le Heidelberg), quando le "matrici" non erano pellicole ma lastre di zinco (i cliché) impresse. Roba da giurassico, insomma. Con l'avvento delle nuove tecnologie, quelle tipografie hanno chiuso: il moderno avanzava ed era impossibile battere la concorrenza. A braccio, credo di aver bazzicato quegli ambienti almeno per un paio di lustri. Nessuna di quelle tipografie probabilmente esiste più, perché non tutti sono stati in grado di adeguarsi - con le sole proprie forze - ai mutati tempi. Per loro non ci sono stati aiuti di Stato né casse integrazioni, né organizzazioni sindacali scese in piazza. Hanno semplicemente tirato giù la saracinesca e
amen. La stessa sorte, nel corso degli anni, è toccata ai calzolai (chi va più a risuolare le scarpe, oggi?); ai sarti (un abito su misura? ma sei pazzo! vado all'Oviesse!); alle ricamatrici; alle camiciaie (quanti di voi hanno una camicia con le "cifre" ricamate nell'armadio?); alle modiste... Centinaia di migliaia di bravissimi lavoratori che producevano, però, beni che nessuno comperava più. Càpita.

D
al tipografo che mi ha regalato il
compositoio rammento che ci andavo con la mia 500 blu (si chiamava Blues: tutte le mie auto avevano un nome) col cambio corto e i sedili sbragabili. Poi sono diventata più ricca e più "donna in carriera" ed ho optato per una 124 verde con impianto a gas: l'Appuntata, perché l'avevo comperata da un carabiniere che mi faceva il filo. Qualche anno più tardi ho avuto anche una "lussuosa" 131 grigia metallizzata, la Perlina. E ho chiuso quegli "anni di piombo", tipograficamente parlando, con una A 112 Elegant, la Chicca, che mi hanno fregato dal garage, mortacci loro... Posso dunque dire che, almeno per 10 anni, sono stata un'ottima cliente della Fiat. Oggi ho fatto un elenco (circa 40 nomi) di persone che conosco: solo una di loro, Boris da Brescia, possiede una Fiat. E Boris ce l'ha perché lavora da un Concessionario Fiat. Tutti gli altri - me compresa - hanno vetture di altre marche.

A me spiace immensamente per gli operai di Termini Imerese, per l'annunciata chiusura dello stabilimento e per la fine della produzione a partire da dicembre 2011. Ma se le automobili Fiat hanno meno mercato di una volta e se l'azienda ha una superproduzione che non è più possibile smaltire, è tanto assurdo prevedere la chiusura di uno stabilimento? Come risolvere il problema? Con un ritorno autarchico all'auto italiana? Con una "conversione" ... a che? Dall'auto passeremo ai frigoriferi marca Fiat? Ripeto, fa male, per tutti coloro che si troveranno senza lavoro. Ma è nel ciclo delle cose umane. Si nasce e si muore. Si apre e si chiude bottega. C'era una volta un tipografo che usava il compositoio e i caratteri di piombo che ora non vuole più nessuno.
Tempus edax rerum
(Ovidio, Metamorfosi, XV, 234): è "il tempo che tutto divora".

25 commenti:

Rouge ha detto...

Il problema di Termini non è che non fanno più le Panda o ne vendano meno, è che le fanno in Polonia.
Per una azienda privata (italiana) che ha goduto e gode continuamente di incentivi e finanziamenti pubblici (italiani) tanto da aprire stabilimenti al sud (Termini, Melfi, Pomigliano, la lista è lunga) praticamente a costo zero e sottopagando le maestraenze (che guadagnano meno che al nord) ci si aspetta che il governo (italiano) obblighi la suddetta azienda a mantenere aperti i suoi stabilimenti in Italia.
Se non vanno le Panda che producano cassonetti per la monnezza, che al sud c'è sempre bisogno dati i continui roghi, ma che non lascino a casa gli operai (italiani).
Detto questo, bentornata :)

fabio r. ha detto...

io da sempre in famiglia ho fiat e/o lancia (proud owner di una Ypsilon!)e poi vado pure a GPL ed a metano... pensa quanto sono antico io.. :-)

il mio nome è mai più ha detto...

Le Fiat non mi hanno mai ispirato tanta simpatia, forse perchè ho sempre associato gli Agnelli ai più grossi parassiti e prostituti italiani, amici di tutti i governi purchè gli affari di famiglia andassero a gonfie vele.
Ricordo solo una vecchia 127 bianca, passatami da mio padre. Poi sono passata decisamente alle straniere anch'io.
Ti sembrerà srano, ma nel mio paesello (20.000 animacce)terrone ci sono ancora un paio di calzolai, qualche ricamatrice e sarte a gogo.
Forse è per questo, o anche per questo, che ho voglia di scappare. E di "tornare al futuro".
Sono contenta di rileggerti, Bastian.
Un bacio dalla gemella folle. ;)

Bastian Cuntrari ha detto...

@Rouge, parto dalla fine: grazie per il bentornata! Avevo nostalgia...
E veniamo alla Fiat con la premessa, doverosa, che non sono un'esperta di economia, ma che parlo da "uomo (??) della strada". O da una che fa il conto della serva, se preferisci.

Il primo dato che trovo è che, tra Fiat Panda e 500 (costruite in Polonia) e le Lancia Ypsilon (prodotte a Termini), in Italia si vendono circa 250.000 di questi modelli (dato 2008). A Tychy la produzione è di 600 mila vetture/anno. Per cui immagino che le restanti 350 mila siano destinate a mercati stranieri.
E il primo che mi viene in mente è quello russo che, nel 2012, sarà il 3° mercato automobilistico del mondo, dopo Cina (1°) e Stati Uniti (2°). Ritengo che far arrivare, da Termini Imerese a... Mosca (?) un'auto - quanto a spesa di trasporto - possa gravare enormememente sul costo (per non parlare dei problemi ambientali, del trasporto su ruote e chi più ne ha più ne metta), rendendo non più concorrenziale il prezzo per l'utente finale.

Quanto alla "trasformazione" che suggerisci - produrre cassonetti - magari! Ma non vorrei poi che le maestranze, che ho letto essere altamente specializzate, non possano risentirsi di questa sorta di "dequalificazione", magari rifiutando il nuovo posto di lavoro, e lasciandolo...preda degli odiati immigrati, di bocca più buona. Innescando così la miccia dell'ennesima lotta tra poveri.

Bada, Rouge, che la Fiat non mi è simpatica, come non mi piaceva la Olivetti, e così come non piacciono le aziende private che vogliono superare momenti di difficoltà pretendendo a gran voce aiuti e incentivi pubblici, regolarmente erogati. Ma va detto, per onestà intellettuale, che non erano solo i "padroni" a pretenderli, ma anche sindacati e lavoratori. E allora, come usciamo dal loop? Atomizzando le fabbriche, in modo che la chiusura di una microazienda non faccia poi così tanto scalpore come quella di una maxistruttura? Non ho riposte, mio caro.
Un abbraccio.

Bastian Cuntrari ha detto...

@Fabio, ma sei davvero autarchico! Allora la mia classifica va rivista: ora siamo 38 a 2!
Un salutone, vecchio mio...

P.S. A paroposito di vecchio mio: quando Holmes apostrofa Watson chiamandolo (nella traduzione italiana) vecchio mio, qual è la locuzione impiegata nel testo inglese? Mi hanno detto che sicuramente non è my old! Ho sempre avuto questa curiosità, e chissà che tu non riesca a soddisfarla...

Anonimo ha detto...

Ah, mia cara amica, questo tuo post mi ha colpito al cuore! In un modo positivo, ovviamente! Siamo nella stessa fase di transizione, io per un motivo, tu un altro (certamente più felice del mio). Anch'io mi trsferirò presto in un appartamento piccolo, lasciando una casa enorme ma fredda e senza amore. Nel farlo, simbolizzo queste mura vecchie ed umide come la vecchia vita che non voglio più. Ci sarà molto decluttering da fare, come dicono qui, ovvero eliminare tante cose inutili, eliminare ricordi non voluti, non solo cose materiali. I libri verranno con me, questo è chiaro, e pochissime altre cose. Questi cambiamenti sono necessari, non importa quali siano le ragioni. Ti rinnovano e ti ridanno fiducia nella vita.
Soprattutto, ti costringono a stare giovane. Un abbraccio mia cara ;)

Bastian Cuntrari ha detto...

@Enne, le (automobili) Fiat, nel bene e nel male, hanno segnato i miei primi 30 anni di vita.
La Fiat, invece, e la dinastia Agnelli anche a me non è mai andata molto a genio: nel mio immaginario, sono la versione moderna della nobiltà franzosa ai tempi della rivoluzione. Si potrebbe domadare a qualche sartina del tuo paese di assumere il ruolo di tricoteuses!

Non ci credo che da te ci sono ancora ciabattini e ricamatrici e, per questo, te ne vuoi scappare! Ma vengo io da te, sorellina folle!
Un bacio grande, mia cara.

Bastian Cuntrari ha detto...

@Martina, cara...
Non voglio fare la saprellica saputa, come mi diceva mia suocera, che - tradotto - sta per saccente. Ma mi ha colpito il fatto che tu abbia firmato il 2° commento al mio post precedente anche con il nomen familiae: non funziona più, con Mr Buckley? Se così fosse, mi spiace. Per lui, che non ha capito la fortuna che gli è toccata incontrandoti e condividendo parte della vita con una gran donna come te.

Ma ti assicuro che è verissimo quello che dici: cambiare casa, lavoro, abitudini - soprattutto quando non si è più (ahimé...) nel fiore degli anni - serve a fare un bel lifting allo spirito: le rughe del dolore si riempiono; le zampe di gallina delle incomprensioni si distendono; e gli angoli della bocca, piegati in giù dal senso di frustrazione che ti attanaglia il cuore, pensando di aver gettato al vento tanta parte della propria vita, si rialzano magicamente tanto da disegnarti uno stupido, perenne smile sul viso!

E guardati allo specchio dopo la svolta "epocale", Martina: sarai più bella, più giovane e più... buffa! Con quel sorriso stampato in volto! Fidàti: secoli fa ci sono passata anch'io. E sono almeno vent'anni che continuo a sentirmi una - magari stronza - ma anche splendida trentenne!!
Ti abbraccio forte.

silvano ha detto...

D'istinto sto con gli operai di Termini, ma la razionalità non può che portarmi alla giustezza della decisione di chiudere quello stabilimento. Purtroppo non è "giusto" ma è così. Le vittime di questa situazione dovrebbero però fare uno sforzo per individuare che i veri reponsabili della chiusura non sono da cercare solo in Fiat ma soprattutto in una classe politica che in tutti gli anni di attività dello stabilimento siciliano non hanno fatto nulla per favorire la nascita e la crescita di un indotto intorno alla fabbrica, non hanno fatto nulla per migliorare le infrastrutture, non hanno fatto nulla perchè Termini non rimanesse una cattedrale nel deserto. Oggi nemmeno a regalarla qualcuno la prenderebbe su, questa è la realtà, il resto sono prese in giro.
amen.
ciao, silvano.

Joe ha detto...

Concordo che la colpa sia principalmente della classe politica che continua a finanziare, con i soldi dei contrinuenti, questi imprenditori con le pezze sul c. senza richiedere garanzie di alcun tipo. Ormai lo sappiamo che non ne fanno una giusta e stanno liquidando il paese regalandolo ad un piccolo gruppo di individui!

XXX

Bastian Cuntrari ha detto...

@Silvano, standing ovation!
Hai ragione: non ho pensato ai "politici di riferimento" che hanno portato Termini come un fiore all'occhiello sinché ha funzionato e che adesso mi pare si stiano defilando in punta di piedi. Questi impianti faraonici, eretti nel vuoto pneumatico di infrastrutture attorno, sono destinati a fare la fine delle Piramidi: i nostri pro-pro-nipoti andranno a visitare la mummia delle Lancia Ypsilon. E sono con te: non è "giusto", ma è pragmaticamente inevitabile.
Grazie per il prezioso contributo del tuo commento.

Bastian Cuntrari ha detto...

@Joe, è vero: ma non è solo questa classe politica. Per onestà dobbiamo dire che tutte le classi politiche, di qualunque colore fossero, hanno sempre tenuto nei confronti della Fiat un atteggiamento talmente ossequioso, mellifluo e prono, che Fantozzi, con il suo Mega Direttore Galattico, fa la figura dell'eroe senza macchia e senza paura!

XXX

Joe ha detto...

Io non ho escluso nessuno, sia di oggi che di ieri. I colori poi ormai non esistono quasi piu'. Se escludi l'IDV e qualche altro piccolo partito, gli altri formano un'armoniosa famiglia legata da interessi condivisi.

XXX

Gap ha detto...

Volevo scrivere solo sulle macchine piane, sulla zincografia e altre vetustà che solo noi che abbiamo avuto la "fortuna" di frequentare le tipografie ormai conosciamo. Siamo proprio vecchi!!
Su Termini Imerese concordo, a malincuore con il commento di Silvano che sintetizza in maniera efficace la questione.
Il problema, non indifferente, è che ora tante persone resteranno senza stipendio, senza lavoro con tutto ciò che la cosa comporta. Vorrò vedere cosa farà il governo per alleviare la situazione dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ciao Edelfa.

il mio nome è mai più ha detto...

Ci sono, Bastian: fidati.
ma vorrei scappare per tornare a vivere, prima che sia troppo tardi.
Un bacio.

Lanza ha detto...

Il discorso potrebbe essere molto lungo,ma negli ultimi vent'anni il mondo ha premiato il cambiamento e penalizzato,a volte in modo eccessivo,l'immobilismo e l'incapacità di adattarsi alle regole di un mondo che cambia sempre più in fretta.Conosco diverse realtà industriali che hanno dovuto scegliere se delocalizzare la produzione o chiudere.

Scusa se mi intrometto:negli Stati Uniti "vecchio mio" si traduce "old chap" in slang.Ma Sherlock Holmes è britannico per cui non so se valga.

Joe ha detto...

Old chap e' corretto.
"Elementary" Watson! ;-)

Bastian Cuntrari ha detto...

@Joe, hai ragione: sono io che ho male interpretato. Sono davvero tutti uguali!

XXX

Bastian Cuntrari ha detto...

@Gap, hai sentito l'odore della carta e dell'inchiostro, leggendo il post? Che nostalgia!
Sono contenta che anche tu, sebbene a malincuore (come tutti), convenga con la stringata chiosa di Silvano: lo so, io sono logorroica!
In realtà mi aspettavo fulmini e saette... E comunque, vecchio ci sarai! E pure Edelfo!
Un beso.

Bastian Cuntrari ha detto...

@Enne, ma guarda che ogni "buco" dell'orbe terraqueo è quello buono per viverci: siamo noi che dobbiamo decidere di essere buoni (capaci, bendisposti, in grado di..., traduci come ti pare) a viverci. E non cambia essere in Puglia, in un paesino di 20 mila anime, o giù al Nord, o a Paris...
Ti abbraccio, soreta.

Bastian Cuntrari ha detto...

@Lanza, intanto super-grazie per la curiosità finalmente soddisfatta.
Quanto alla considerazione che hai fatto sul "premiare" il cambiamento e "penalizzare" l'immobilismo, credo sia nell'ordine delle cose.
Una sorta di evoluzionismo sociale: e Termini Imerese è un dinosauro.
Un bacione, caro.

Bastian Cuntrari ha detto...

@Joe, il notaio, conferma...

XXX

Punzy ha detto...

Bastian, bentornata!! anzi, te lo ridico, bentornata!! ho sentito la tua mancanza

per il resto, hai ragione su termini imerese. In queste situazioni, pero', dove la politica sbaglia, la politica dovrebbe porre rimedio

ma nnon lo fara'

e a rimetterci saranno, come al solito, gli innocenti

Bastian Cuntrari ha detto...

@Punzicchia, grazie! Pure tu mi sei mancata... anche se ho letto quasi tutti i post pubblicati dagli amici durante il mio "esilio". Ma così, è un'altra cosa!
E sono contenta che anche tu, sulla questione Fiat, sia d'accordo con me: ma lo sai che non me le aspettavo tante opinioni concordi?
Comunque è vero: nessuno farà niente e ci rimetterà solo quella povera gente...
Ti abbraccio e a presto.

Ormoled ha detto...

E' tornata l'amica Bastian :)))
ciaooo. Allora il discorso è complessissimo, almeno nella mia testa. Gli aiuti statali o vanno a tutti o a nessuno, e qua c'è la prima grande disparità. Certi mestieri sono morti perchè la tecnologia li ha mangiati, e non sempre chi li faceva aveva la possibilità economica di aggiornarsi o non voleva aggiornarsi. Di base è cambiato anche l'atteggiamento di noi persone, una volta un paio di scarpe uno lo prendeva perchè durassero una vita, oggi la tendenza è comprare le scarpe fino alla prossima stagione perchè la moda cambia. Io sono uno non alla moda perchè le scarpe le compro e me le tengo finchè durano. Poi di fondo non c'è più rapporto con chi fa un prodotto, quello che conta è solo risparmiare sul prezzo finale. Ed è su questo punto che gli operai di Termini Imerese stanno perdendo il posto. Probabilmente a loro non manca la tecnologia, e nemmeno lavorano in perdita, semplicemente il gruppo fiat guadagna di più a produrre da un altra parte. Sarebbe onesto però restituisse i soldi presi dallo stato per non chiudere. Per i prodotti artigianali invece la tendenza è perdere il gusto del bello o semplicemente il gusto di avere in casa qualcosa di fatto in una certa maniera. C'è fortunatamente un inizio di controtendenza, e di rivalorizzazione di certi mestieri, anche per un fatto di necesità. Io per esempio non butto via un paio di jeans solo perchè mi si è rotta la cerniera, cerco qualcuno che mi cambi la cerniera.
Bon, mi fermo qua. Ciao Bastian, ci sentiamo presto (vero? :P)