È un po' che ci sto giocando... Tanto tempo fa, lo facevo con mio padre: avevo inventato il mio "Stato" (un'isola), di cui ero il Governatore con pieni poteri, e avevo vari "Ministri". Papà, che avevo costretto ad accettare un incarico, obtorto collo aveva voluto quello di "Plenipotenziario (come mi piacevano questi titoli altisonanti!) degli Esteri", così, quando gli dicevo di giocare, mi rispondeva che era "in misione", e mi toccava fare tutto da sola.
Come adesso, che sono alle prese con la quadratura del cerchio, cioè con far tornare i conti del Governatorato. E ho buttato giù una scaletta di interventi per beccare gli evasori (ragazzi, ho idee eccezionali e ne riparlerò) e per fare economia. Non so se a causa della Gelmini - che ne ha parlato - o di qualche altra notizia, ma ho appreso che i bidelli (ora "Collaboratori scolastici"...) non fanno più - nella maggior parte dei casi - le pulizie nelle scuole: il servizio è affidato a ditte esterne che costano allo Stato 1 miliardo e 300 milioni di euro. E questo mi ha fatto ricordare il bidello del mio liceo, Rossi. Senza nome di battesimo, che sicuramente avrà avuto, ma per noi tutti studenti soltanto "Rossi".
Forse un paio dei ragazzi del 5° anno arrivavano al suo metro e novanta di altezza, ma nessuno poteva competere con la sua stazza da gigante: sicuramente era abbondantemente sopra il quintale. Con gli occhi della memoria, lo vedo a volte con un camice nero (quando faceva le pulizie, perché lui le faceva...) altre con una specie di divisa azzurro "avio", come quella dei conducenti dei tram di una volta, o dei controllori, quando sedeva al bancone - una specie di scranno sopraelevato da giudice - subito dopo l'ingresso dell'istituto e prima delle scale. Ma lo "vedo" anche con un maglione girocollo blu dal quale si intravede il bianco della camicia, che lo faceva sembrare una specie di prete in clergyman. Se potesse leggere qua, mi ucciderebbe per averlo paragonato ad un prete! Rossi era un comunistaccio DOC!! Ricordo che - mi pare per un paio di settimane l'anno - sparisse e andasse in ferie: sempre in Unione Sovietica!! E tornava più gasato, entusiasta, convinto e incazzoso che mai.
Credo abitasse con la moglie - bidella anche lei, minutina, piccoletta e, nella memoria, figura sfocata - nell'istituto, all'ultimo piano. E, a parte le 2 settimane di bagno ideologico, era sempre presente: penso non si sia mai ammalato. Erano, quelli del mio liceo, anche gli anni del mitico "sessantotto" (OK, fatevi pure i conti, stronzi bastardi!). E figùrati se non si coglieva l'occasione di fare un po' di casino per fare sega (trad.: bigiare, marinare la scuola)! Urlando slogan di cui non capivamo un cazzo, ci assembravamo fuori del portone che Rossi chiudeva regolarmente alle 8:30. O dentro o fuori.
Una volta che ero quasi la prima ossessa indemoniata a strillare dai 3 gradini prima dell'ingresso, mi sono sentita prendere per la collottola e tirar dentro. E dire che i casinari fuori avevano quasi le sue stesse idee politiche, ma Rossi, estramamente ligio alla propria funzione, non avrebbe mai mischiato l'ideologia con l'impegno assunto quale "servitore dello Stato": altri tempi, altra correttezza e altro senso del dovere... e altre persone. "In aula!", mi ha gridato quell'incredibile Hulk in grigioazzurro. E io, mogia mogia e con la coda tra le gambe, su, sino al 3° piano a beccarmi pure la lavata di capo del prof. di turno.
Rossi era anche il dispensiere delle merende durante l'intervallo: panini imbottiti di mortadella o di salame, che non erano al top del mio gradimento, allora. Adesso potrei quasi viverci, mannaggia a me... Ma, a quei tempi, mi piaceva il prosciutto cotto, magari pieno di polifosfati e con la bella coroncina di grasso bianco e dolce che gli dava sapore, alla facciaccia del colesterolo.
Un giorno gliel'ho chiesto: "Rossi, ma panini col prosciutto cotto, non ne ha mai?" (si prega di registrare il "lei": mai dato del "tu" al bidello, dal quale eravamo egualmente apostrofati con il "lei"). E lui, incombendo da dietro il banco "di servizio" del 2° piano, approntato solo per le merende, con un voce stentorea, quasi arringando l'altra plebaglia in fila dietro di me: "Avete sentito? Alla Principessina non vanno la mortadella e il salame!! Da domani caviale!!". Caviale, cazzo! Sempre la maledetta URSS in mezzo!!! Mi sarei messa sotto un mattone, ma ormai il danno era fatto: da allora sono stata "la Principessina", per lui e per i miei adorati fottuti compagni di scuola...
A metà giugno del 3° liceo ho perso mia madre in un incidente stradale e non sono più tornata a scuola per terminare l'anno scolastico. A ottobre, riprese le lezioni, Rossi è ancora al suo posto, sullo scranno. Mi vede e mi fa "ciao" con la mano, e scorgo nei suoi occhi una strana e inconsueta dolcezza: gli faccio "ciao" anch'io. Alla fine della seconda ora (mi pare), tutti giù a caracollare per le scale per la pappatoia: mi accingo a prendere il pacchettino con su scritto "S" (salame) e lui ne tira fuori - da sotto il banco - un altro, con una "P". "Questo è per te, Principessina. E lo troverai sempre". Cavolo, un panino col prosciutto! E mi aveva dato del "tu"! "Grazie, signor Rossi...", biascico a mezza bocca.
Negli anni che sono passati - da allora sino alla maturità - ho avuto sempre il mio panino al prosciutto; lui ha continuato a darmi del "tu" e io del "lei". Ma non gli ho mai domandato se la "P" stesse per "prosciutto" o per "Principessina": forse non avevo voglia di saperlo, perché desideravo - in cuor mio - che fosse per il secondo motivo.
Come adesso, che sono alle prese con la quadratura del cerchio, cioè con far tornare i conti del Governatorato. E ho buttato giù una scaletta di interventi per beccare gli evasori (ragazzi, ho idee eccezionali e ne riparlerò) e per fare economia. Non so se a causa della Gelmini - che ne ha parlato - o di qualche altra notizia, ma ho appreso che i bidelli (ora "Collaboratori scolastici"...) non fanno più - nella maggior parte dei casi - le pulizie nelle scuole: il servizio è affidato a ditte esterne che costano allo Stato 1 miliardo e 300 milioni di euro. E questo mi ha fatto ricordare il bidello del mio liceo, Rossi. Senza nome di battesimo, che sicuramente avrà avuto, ma per noi tutti studenti soltanto "Rossi".
Forse un paio dei ragazzi del 5° anno arrivavano al suo metro e novanta di altezza, ma nessuno poteva competere con la sua stazza da gigante: sicuramente era abbondantemente sopra il quintale. Con gli occhi della memoria, lo vedo a volte con un camice nero (quando faceva le pulizie, perché lui le faceva...) altre con una specie di divisa azzurro "avio", come quella dei conducenti dei tram di una volta, o dei controllori, quando sedeva al bancone - una specie di scranno sopraelevato da giudice - subito dopo l'ingresso dell'istituto e prima delle scale. Ma lo "vedo" anche con un maglione girocollo blu dal quale si intravede il bianco della camicia, che lo faceva sembrare una specie di prete in clergyman. Se potesse leggere qua, mi ucciderebbe per averlo paragonato ad un prete! Rossi era un comunistaccio DOC!! Ricordo che - mi pare per un paio di settimane l'anno - sparisse e andasse in ferie: sempre in Unione Sovietica!! E tornava più gasato, entusiasta, convinto e incazzoso che mai.
Credo abitasse con la moglie - bidella anche lei, minutina, piccoletta e, nella memoria, figura sfocata - nell'istituto, all'ultimo piano. E, a parte le 2 settimane di bagno ideologico, era sempre presente: penso non si sia mai ammalato. Erano, quelli del mio liceo, anche gli anni del mitico "sessantotto" (OK, fatevi pure i conti, stronzi bastardi!). E figùrati se non si coglieva l'occasione di fare un po' di casino per fare sega (trad.: bigiare, marinare la scuola)! Urlando slogan di cui non capivamo un cazzo, ci assembravamo fuori del portone che Rossi chiudeva regolarmente alle 8:30. O dentro o fuori.
Una volta che ero quasi la prima ossessa indemoniata a strillare dai 3 gradini prima dell'ingresso, mi sono sentita prendere per la collottola e tirar dentro. E dire che i casinari fuori avevano quasi le sue stesse idee politiche, ma Rossi, estramamente ligio alla propria funzione, non avrebbe mai mischiato l'ideologia con l'impegno assunto quale "servitore dello Stato": altri tempi, altra correttezza e altro senso del dovere... e altre persone. "In aula!", mi ha gridato quell'incredibile Hulk in grigioazzurro. E io, mogia mogia e con la coda tra le gambe, su, sino al 3° piano a beccarmi pure la lavata di capo del prof. di turno.
Rossi era anche il dispensiere delle merende durante l'intervallo: panini imbottiti di mortadella o di salame, che non erano al top del mio gradimento, allora. Adesso potrei quasi viverci, mannaggia a me... Ma, a quei tempi, mi piaceva il prosciutto cotto, magari pieno di polifosfati e con la bella coroncina di grasso bianco e dolce che gli dava sapore, alla facciaccia del colesterolo.
Un giorno gliel'ho chiesto: "Rossi, ma panini col prosciutto cotto, non ne ha mai?" (si prega di registrare il "lei": mai dato del "tu" al bidello, dal quale eravamo egualmente apostrofati con il "lei"). E lui, incombendo da dietro il banco "di servizio" del 2° piano, approntato solo per le merende, con un voce stentorea, quasi arringando l'altra plebaglia in fila dietro di me: "Avete sentito? Alla Principessina non vanno la mortadella e il salame!! Da domani caviale!!". Caviale, cazzo! Sempre la maledetta URSS in mezzo!!! Mi sarei messa sotto un mattone, ma ormai il danno era fatto: da allora sono stata "la Principessina", per lui e per i miei adorati fottuti compagni di scuola...
A metà giugno del 3° liceo ho perso mia madre in un incidente stradale e non sono più tornata a scuola per terminare l'anno scolastico. A ottobre, riprese le lezioni, Rossi è ancora al suo posto, sullo scranno. Mi vede e mi fa "ciao" con la mano, e scorgo nei suoi occhi una strana e inconsueta dolcezza: gli faccio "ciao" anch'io. Alla fine della seconda ora (mi pare), tutti giù a caracollare per le scale per la pappatoia: mi accingo a prendere il pacchettino con su scritto "S" (salame) e lui ne tira fuori - da sotto il banco - un altro, con una "P". "Questo è per te, Principessina. E lo troverai sempre". Cavolo, un panino col prosciutto! E mi aveva dato del "tu"! "Grazie, signor Rossi...", biascico a mezza bocca.
Negli anni che sono passati - da allora sino alla maturità - ho avuto sempre il mio panino al prosciutto; lui ha continuato a darmi del "tu" e io del "lei". Ma non gli ho mai domandato se la "P" stesse per "prosciutto" o per "Principessina": forse non avevo voglia di saperlo, perché desideravo - in cuor mio - che fosse per il secondo motivo.
47 commenti:
Cara la mia Principessina, lo vedi come sono (com'erano?) i compagni veri (e non i tanti che si millantano tali ma sono le più grosse merde che esistono)? Anch'io avevo un Rossi alle medie ed unA alle superiori, ingiustamente la soprannominammo io ed il mio sinistrorso compagno di banco "Hitler" per la sua rigidità, scoprii troppo tardi che era una Rossi in versione femminile...
@Russo, ho avuto effettivamente la fortuna di conoscerne parecchi, di ... Rossi rossi! Ma hai ragione: non ne trovo più in giro. Né rossi, né bianchi, né neri: di belle persone così s'è davvero perso lo stampo!
Buona domenica, caro.
Stupendo, meraviglioso, Bastian, un tuo ricordo semplice ma stracolmo di tenerezza e umanità insieme.
Spero non ti dispiaccia, ma da quell'ingenuo e sempliciotto che sono mi ha ricordato il libro CUORE.
Grazie della lezione
che bello! brava bastian!
Il compagno Rossi ha avuto rispetto del tuo dolore senza consolazione, e ti ha coccolata come poteva.
Anch'io ho conosciuto i comunisti di una volta, ma anche i vecchi missini: era gente d'altri tempi. Oltretutto per la politica non ci si cavava gli occhi, non a scuola (perlomeno non nella mia), e nonostante le discussioni c'era rispetto reciproco. Di lì a poco, appena arrivata all'università, avrei trovato un mondo del tutto diverso.
Un bacio.
Leggendo la tua bella storia mi e' venuto in mente che non ricordo neppure uno dei bidelli delle mie scuole. Avere poi un bidello che offre panini ed e' cosi' sensibile e' per me un'assoluta novita' in quanto sono andato a scuola in tempi diversi dai tuoi.
Mi ricordo pero' del maestro di terza elementare che era stato capitano dei bersaglieri ed era quasi pazzo. Ogni tanto si interrompeva e con occhi sbarrati urlava di vedere sangue e soldati morti attorno a lui. Poveraccio, chissa' cosa aveva visto in guerra! Noi eravamo in ogni caso molto terrorizzati.
XXX
Ennio era. Il compagno Ennio, duro come un Kapò ma compagno dentro fino al midollo. Da solo teneva testa a un centinaio di ragazzini.
Era una bravissima persona ma lo capii, lo capimmo dopo. Al tempo capivamo solo che era un cerbero.
Mi mette malinconia parlare di quei tempi e di quanto ero stupido e non capivo.
ciao principessa.
silvano.
Ammazza Bastian, a te De Amicis ti pulisce le scarpe :)))
Quoto entusiasticamente Rouge :-D
Post splendido per stile e contenuti, ma anche per come hai caratterizzato la figura umana del Rossi.
Sì, oggi manca proprio quello stile lì, quel rispetto per il ruolo che si riveste e per ciò che si rappresenta.
Ci sarebbero alcune considerazioni da fare circa il "diritto" di ognuno di manifestare il proprio modo di essere quando si espletano compiti pubblici, ma sarebbe troppo lungo.
Ciao, complimenti.
Gran bel post, di quelli nostalgici al punto giusto!
Non ci sono più i bidelli di una volta. :-) Il nostro, non lo sapeva, ma l'avevamo battezzato Iron man, per via dell'arto finto.
In Romagna fare sega si dice "fare fuoco".
Bellissima storia di un tempo in cui le persone erano persone, di tutti i colori ma con un cuore.
Fai bene a ricordare che prima eravamo un corpo e un' anima e non solo bipedi neanche tanto pensanti.
Un codialissimo saluto
La perdita lacerante di una madre e l'unico, piccolo eppure immenso modo consolatorio di un uomo a una ragazza, quello di un panino al prosciutto. In questi due estremi un'intera vita di sentimenti.
Grazie per averla condivisa con noi, che il caso ha portato a dialogare sulle nuvole.
@Monty, grazie! E no, di sicuro non mi offendo, anche se il mio è un ricordo "vero"!
Ti abbraccio.
@Fabio, il prof...
Ma a scuola da te, ci sono bidelli come il mio Rossi? O debbo davvero metterci una pietra sopra?
Grazie per il complimento, caro amico.
@Enne, sì: erano "tutti" diversi.
C'era in loro (e in noi) un rispetto reciproco per le idee dell'altro che è andato irrimediabilmente perduto. E come te, anch'io ne ho avuto prova all'università. Un altro mondo che - già da allora - non mi piaceva. I prodromi dell'odio viscerale di oggi.
Un bacio, gemellina.
@Joe, solo una precisazione: Rossi non "offriva" i panini, ma li vendeva. Il che oggi credo non sarebbe più possibile (niente scontrino fiscale, norme sull'igiene... W le merendine!).
Ma un mezzo pazzo l'ho avuto anch'io, ed era il preside del liceo: ex alpino, provava a farci rigare diritti, manco fossimo in caserma. Ma con poco successo, per la verità...
XXX
@Silvano, sono davvero contenta di aver fatto riaffiorare alla tua memoria il ricordo del "tuo" bidello!
Allora ce n'erano davvero, una volta: cerberi nell'aspetto, ma dal cuore grande e generoso.
Siamo stati fortunati.
Un abbraccio.
Rouge e Vincenzo, mascalzoni...
Non so se mi stiate prendendo per i fondelli, ma spero di no.
Vorrei però domandarvi se - frugando nella memoria - non càpiti anche a voi di trovare il ricordo di persone come il mio Rossi, forse un po' da Libro Cuore, ma "vere".
E vi domando ancora: non è triste - per tutti noi - dover etichettare "da Libro Cuore" una gentilezza? Una coccola sui generis fatta senza chieder nulla in cambio, per mera bontà d'animo?
Significa che ci siamo disabituati alle persone "buone". E questo è davvero triste, amici.
Abbraccio entrambi.
@Laicista, grazie anche a te. E magari, il modo di porgersi, di proporsi nell'esercizio di pubbliche funzioni, potrebbe essere argomento di un altro post...
Un bacione.
@Lucien, bellissimo! Ironman! Mi consola che molti - qui - conservino il ricordo di un bidello della scuola anche se il tuo è abbastanza... dissacrante?
E grazie della dritta: "fare fuoco". Mo' me lo scrivo...
Un abbraccio.
@Luce, mi trovo sempre più spesso a ricordare, in questo periodo: sarà perché nel mio passato ritrovo persone delle quali - nell'oggi - non vedo neppure copie sbiadite?
Comunque sia, mi fa bene e mi rincuora.
Un bacio.
Ora che hai fatto il pieno di apprezzamenti e di complimenti e, quindi, sei più buona mi permetto di dirti che rossi rossi ancora ce ne sono molti, basta girare intorno lo sguardo e troverai tanta gente che ancora crede in qualche cosa, e che per quel qualcosa si impegna giorno dopo giorno, anche tralsciando le proprie difficoltà.
Comunque grazie per quello che hai scritto, un salto nel passato con i piedi ben piantati per terra. Ben scritto, con trama sapiente e coinvolgente. Peccato che il mio bidello non fosse così, il primo ricordo che mi viene è che era una fottutissima spia.
Non montarti la testa per un post che hai indovinato.
Baci, quaglietta mia.
@Luz cara, in quel tremendo periodo della mia vita ho avuto comunque la fortuna di vedermi attorniata da tanti, e inaspettati, vice mamme e vice papà (il mio, militare, era a Firenze): la professoressa di lettere, che fu la prima che chiamai dopo l'incidente e che mi mise e letto, tenendomi la mano sino a che non mi fui addormentata; l'amica della mamma che sfamò me e mio fratello penso per tre mesi, sinché papà non tornò a Roma.
Sino al prof. di matematica e fisica che mi fece superare (ero allo scientifico) gli ultimi anni del liceo, impedendomi di mollare tutto e reiscrivermi al classico (avevo voti altissimi in tutte le materie letterarie, tra cui spiccava un 9 in latino!), visto che - dal 3° anno in avanti - non ho più capito una sega né di matematica né di fisica: e il top lo raggiunse all'esame di maturità, prova scritta di matematica. Mi fece sedere al banco vicino a Sandro G., un genio tipo Numb3rs, e - piazzatosi davanti a noi, volgendo le spalle alla cattedra degli esaminatori - gli ingiunse: "Falla copiare!". Funzioni, logaritmi, seni e coseni... che orrore!
L'ho incontrato per caso dopo tanti anni ad Ostia, dove abito ora, in una farmacia. E sono scoppiata a piangere... E sì che sono una tosta...
Un bacio con abbraccio, cara.
@Gap, e te pareva...
Credo ci siano ancora tanti Rossi e che siano rossi o blu o gialli a me poco importa, diversamente da te...
Ma mi piacerebbe fossero più coraggiosi e venissero allo scoperto: non c'è mica nulla di cui vergognarsi ad apparire un po' "buoni"! E questo vale anche per te, cacciatore di quaglie...
Che cazzo di commento, quello sul post "indovinato"!!!
Un beso, nonostante...
(ihihihi!!)
Mi permetto un'intrusione Bastian.
Come mai te e il GAP non formate una Compagnia di Riviste e si va in giro per teatri veri - mai in TV - a fare un po' di grana?
Con tutte le battute dei vostri copioni si terrebbero repliche per mesi interi.
Io mi propongo come aiuto dell'aiuto dell'elettricista.
Vengo anch'io?
ALT! non aggiungere il seguito.
@Monty, ma sai che è un'idea geniale? Tocca trovare il nome per il duo, però...
Che ne pensi di "Il G(u)ap(po) e la Quaglia"? Oppure... "Gapparìa: aglia, tramaglia, fattura co' la Quaglia..." Si accettano suggerimenti, e tu sei promosso elettricista capo!
Un bacio, mio caro.
A lui facciamo fare il Sarchiapone e ce lo portiamo in un cesto.
oggi portare una divisa pare una sopraffazione della propria personalità. i bidelli, vedo quelli nelle scuole dei miei figli, vestono normalmente in borghese, gli uscieri di molti uffici vestono come vogliono. viceversa negli uffici tutti si vestono in giacca e cravatta, tranne il venerdì quando è consentito l'abbigliamento free, ma con decoro. mettersi una divisa che ti identifichi è oggi disonorevole, siamo tutti uguali perdio!, la rivoluzione cinese l'abbiamo fatta ma non ce ne siamo accorti.
è facile così, fanno credere nella eliminazione dei ruoli eliminando i vestiti che li identificano.
un comunismo pret-à-porter, diciamo.
un abbraccio
@Anonimo (del Kaiser...), Monty il Sarchiapone???
E al Russo, che gli facciamo fare? Il lucciolo che ti fa strada tra le poltrone? Il cascherino dei gelati? No... lui sarà il prologo! Incazzoso com'è, con quella voce che immagino alta e forte, la gente si gratterà gli zebedei prima del tempo...
Un bacio. Anche all'Anonima (non sequestri...)
@Rolando, parlando di "divise" a me, figlia di militare, apri una ferita.
Le ho sempre rispettate, le divise: anche quando chi le portava non era degno né di rispetto né di stima. Rispettavo quello che significavano, e non posso farci niente: è questione di DNA, credo.
Lo stesso per le "divise" dei civili. Il bancario in jeans stracciati e la bancaria con la panza di fuori. L'insegnante con la minigonna al bugnigolo. Il medico donna con gli stivali pizzuti e leopardati da mignottona, che sembrano le ciabatte di Alì Babà e il suo collega mascuolo con le braghe che hanno il cavallo al ginocchio, le scarpe da pusher e il piercing. Diverso è bello! Abbasso le divise!
E poi, nella loro diversità, sono tutti uguali: sembrano fatti a macchina.
"...un comunismo pret-à-porter, diciamo..."
Splendida chiosa!
Un abbraccio, amico mio.
Bidella per bidello.
Forse ti ho detto che, dopo la tragica esperienza dalle suore, i miei mi portarono via di peso, per cui finii gli ultimi due anni di liceo in una scuola statale.
Bene.
La nostra si chiamava Rosetta, era molto compagna, molto sboccata e molto simpatica.
Sapeva che non si era tutti allineati a sinistra, ma lì, in quel liceo di provincia, anche le discussioni erano chiacchierate. Che terminavano con un goccio del caffè della sua moka da 300 tazze (aggratis).
:-)
Vengo anche io nella rivista formata da te e da Gap!!! faccio la caratterista!!
:)
@Enne, è vero, le discussioni erano chiacchiere, scambi di idee. Nessuna violenza, neanche verbale. Caffé aggratisse?? Che culo, come direbbe la Rosetta!!
Un bacio, sister.
@Punzy, arruolata! Ma chi caratterizzi? La Dissociata dell'Urbe??
Ti abbraccio.
Davvero commovente questo tuo post.
Un abbraccio
Daniele
@Daniele, caro, grazie!
cara sei andata a toccare Haimè un argomento che mi sta molto a cuore.
Ebbene devo ammettere sono anch'io nella schiera dei bidelli fannulloni. Ma non so perchè, noi, di aiutanti imprese di pulizie non ne abbiamo. Siamo nove in una scuola a tempo pieno con mensa annessa e 18 classi di circa venticinque alunni ogniuna.
Divisi in cinque la mattina (quasi 1 per i 4 piani di scuola e annessa palestra)e 4 il pomeriggio con 200 ragazzi a mensa.
Il comune ha tolto i piatti di carta e ha messo la lavastoviglie e così passiamo il ns tempo tra piatti contenitori pulizie bambini can handicap da portare in bagno etc etc. Non ti sto qui a raccontare tutta la mia giornata, ma so che abbiamo chiesto un aiuto per la mensa promesso e che tanto non arriverà.
Vorrei chiedere alla cara Gelmini di farmi il nome delle scuole piene di cooperative di pulizie o di bidelli così ci faccio subito domanda di trasferimento. Spero solo che qualcuno fra qualche anno ci ricorderà come hai fatto tu nel tuo post. E' vero anche il ns ambiente poi è fatto anche di tipi che se possono scansare la fatica a discapito degli altri sono i primi a farlo ma come si dice tutto il mondo è paese... allora consoliamoci e come dice Intocu..lo a Merystars.
Ciao un bacione sisifo
Che bel pezzo di vita, intenso in tutte le sue sfaccettature anche nella P del pacchetto! Ho la pelle d'oca! Un abbraccio cara!
@Sisifo, io sono certissima che - se si utilizzasse quel miliardo e 300 milioni di euro per assumere altri bidelli, o lo si impiegasse per dare un aumento a chi (come nela tua scuola) non ha supporti adeguati - tra qualche anno leggerai sicuramente di te in un post di un tuo attuale alunno. Credo che l'impegno tra i bidelli delle elementari (che hanno la mensa) e delle superiori (che penso non abbiano quel servizio), sia diverso. Anche noi, su 4 piani di Istituto avevamo, se non ricordo male, 3 bidelli: Rossi, la moglie e un altro di cui non ricordo il nome. Ma tutto funzionava e le aule erano tirate a lucido!
Un bacione, caro.
@Annare', scalda il cuore ricordare... ogni tanto...
Ti abbraccio.
Cara Bastian, non ho nulla da aggiungere a questo tuo bellissimo post.
Un abbraccio grande.
Ok.
La bidella delle elementari si chiamava Nunziatina. Era grassa e portava i capelli legati in un "tuppino", cioè una sorta di chignon.
Era sempre affaccendata a spostare oggetti, ma è passato troppo tempo: quasi non la ricordo più.
Ciao gemella: trascorri un sereno finesettimana.
@SoL, grazie... spero di averti un po' rasserenato, quanto meno per le aspettative dei tuoi figli che verranno.
Un abbraccio, caro.
@Enne, a furia di ricordare, arriveremo anche alle bidelle dell'asilo?
Anche a te, gemella, auguro un buon fine settimana.
Un bacio.
Guarda che De Amicis non è ancora un'ingiuria... :-D
Da parte mia, era un riconoscimento di una tua prosa molto curata (meglio di De Amicis...): hai raccontato bene degli episodi certo veri, ma non per questo possiamo negare che la scuola descritta somigli a quella che veniva descritta sul libro "Cuore".
C'è sempre in gioco il rapporto tra verità e verosimiglianza...
@Vincenzo, hai ragione... Avevo preso l'allusione a De Amicis in relazione al post "strappalacrime"... Però... però...
"...la scuola descritta somigli(a) a quella che veniva descritta sul libro Cuore"...
Una scuola ottocentesca???
Questa non so se te la potrò perdonare, Vincenzo...
Un abbraccio e buon fine settimana!
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