Dal nostro corrispondente
9 aprile 2015
Appomattox (Virginia)
Si sono chiuse oggi le tre giornate del festival celebrativo il 150° anniversario della fine della Guerra di Secessione Americana, e della virtuale riunificazione degli Stati del Sud a quelli dell'Unione. Palcoscenico eccezionale quello della casa di Wilmer McLean (nelle foto, come appare oggi e com'era allora) in cui venne firmata la resa dei confederati agli unionisti dai due grandi protagonisti di quella pagina di storia americana, il generale Lee per gli sconfitti Stati del Sud e il generale Grant per quelli del Nord.
Molto successo ha riscosso la Friendship Band, un complesso musicale costituito oltre un secolo fa, composto da elementi direttamente discendenti da soldati che militarono sotto le opposte bandiere e che si tramandano questa passione di padre in figlio. I pro-pro-pro-pro nipoti di quegli uomini hanno suonato un repertorio assortito di musiche del periodo, alternando le canzoni yankee a brani sudisti. Tra le prime ricordiamo "Yankee Doodle" e "Bonnie Blue Flag". Tra i canti dei Confederati, "Dixie to arms" (inno dei Confederati) e "Southern Soldier Boy".
Abbiamo domandato ai componenti del gruppo se non apparisse loro offensivo - nei confronti dei propri avi - questa joint venture musicale. "Ma è Storia, signore!" - ci ha replicato il loro portavoce - "Quel periodo di belligeranza è chiuso e finito. E se continuassimo a schierarci - ancora oggi - su fronti opposti, non potremmo mai sperare in un domani migliore. Sulla sabbia non si costruiscono case, così come sull'odio non si costruisce il futuro. Il mio bis-bis-bis-bis nonno sarebbe felice sentirmi suonare proprio questa canzone (pensi che porto anche il suo nome di battesimo!): saprebbe che il sacrificio di tanti è davvero servito a unificare una nazione." E, preso il suo banjo, Mr. Ulysses Grant VI ha iniziato a suonare e cantare questo brano.
16 commenti:
Una nazione con molti pregi ma pure violenta e che non ha per niente dimenticato la violenza manifestata in abbondanza durante la guerra civile. Una nazione che spende mille milioni di dollari all'anno per la "Difesa" in un clima economico da bancarotta. Una nazione che ha invaso paesi come Vietnam, Iraq e Afghanistan causando milioni di vittime innocenti.
Ricordiamo tutto, non solo i fiction di Hollywood. Un Gandhi americano non lo vedremo mai.
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@Joe, è una provocazione, il mio post: non so se hai seguìto quest'altra stronzata italica...
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Qui da noi certe ferite sono troppo fresche e ci sono ancora troppe persone che hanno vissuto fascismo e guerra in prima persona.Credo che superare certe divisioni sia importantissimo per la trasformazione dell'Italia in un Paese normale.
A volte sei troppo ermetica per uno come me che vive cosi' lontano.....
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@Lanza caro, "...ci sono ancora troppe persone che hanno vissuto fascismo e guerra in prima persona...". Quante sono, amico mio? Anche 15enne di allora (classe 1930), oggi ha 80 anni. Io credo (no, spero) che - tra i tanti mali che accompagnano la vecchiaia - non ci sia la coltivazione dell'odio cieco. E penso (no, sono sicura) che i nostri vecchi abbiano più intelligenza e cuore di quanto alcuni gliene accreditino. L'odio viscerale sembra essere più una caratteristica di chi - quell'orrenda sciagura - non l'ha proprio vissuta: assurdo, no?
Ti abbraccio.
@Joe, ma almeno ti illumino!
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Adesso è venuto fuori che questa di Bella Ciao e Giovinezza era una trovata pubblicitaria per lanciare il Festival. Maledetti bastardi.
E comunque se ne riparlerà quando saranno passati 150 anni dalla Resistenza.
Sono del 1930 ed ho 80 anni finiti, ma posso dirti che quando venne "liberata" Roma, loro, i "paisa'" si guardarono bene da voler entrarvi da Via Tiburtina perché gli scampati ai bombardamenti di San Lorenzo glielo impedirono a forza di "serciate".
@Alberto, capisco...
Quindi lo slogan caro a molti va rivisto in chiave veltroniana: "Peace and love... ma anche...". Buono a sapersi!
Ciao.
@Monty, non parlo degli americani del 1945: la mia finta ricostruzione è datata 2015!
Parlo degli italiani del 2010 che ancora non sono in grado di percepire un periodo della nostra storia (assolutamente maledetto, sia chiaro), come STORIA.
Quanto tempo dovrà ancora passare?
Un bacione.
Provocazione a mio avviso evidente, ma bella ed accurata! La storia degli USA, invero, porterebbe a discorsi molto lunghi! Forse, in questo momento, dovremmo essere più impegnati a difendere la nostra, di Storia, che ha come architrave la Resistenza!
@Adriano, ma non propongo certo di "archiviare" la Resistenza! Auspico semplicemente di leggerla come una grande pagina di Storia, senza innescare - a distanza di oltre mezzo secolo - una nuova faida tra Guelfi e Ghibellini.
Ciao!
Ho capito subito che sotto c'era qualcosa: ti conosco abbastanza bene, anche se adesso vivo fra le pieghe della rete.
tra l'altro, leggendo il tuo post mi son ricordata che in una vita precedente sei stata americana. ;)
Notte, gemella diversa.
Immagino che tu sia impegnatissima, ma aspetto un nuovo post...
Tutto bene Bastian?Sai che ti leggo con grande piacere ma preferisco sapere che stai bene e stai "covando" il tuo prossimo post.Un abbraccio.Robi
Abbiamo capito che scrivi solo dopo che tutti ci siamo prostrati ai tuoi piedi. Una mese di assenza è sufficiente o dobbiamo scrivere la letterina Babbo Natale per leggere le tue stupidaggini?
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