venerdì 18 gennaio 2008

Chi ben comincia...

Per la serie "continuiamo a farci del male", una panoramica sulle notizie da prima pagina di questo inizio d'anno.

NAPOLI. "Emergenza" - che dura da 3 lustri - del problema dello smaltimento dei rifiuti. Il capoluogo campano è una città che ho nel cuore e vorrei che tornasse agli splendori che le spettano. Ma vorrei anche che i napoletani "veri" - e non gli arruffapopolo in prima fila di questi giorni - si guardassero negli occhi e si domandassero: "E mo', ch'avimmo 'a fa'?"
E vorrei si dicessero: "Usciamo dall'emergenza, portiamo i rifiuti alle discariche, ripuliamo le nostre bellissime strade e facciamo tornare i nostri figli a scuola!" Ma poi, sul serio, rompete le corna ai nostri governanti (governatori e sindaci), anche se la sindachessa Rosa Russo Jervolino, 'nu poco scucciata, afferma che "ma mica muore nessuno!", per ora... (ndr). E battetevi per la raccolta differenziata e per avere il miglior metodo di smaltimento rifiuti possibile. E dimostrate, perché lo potete fare, che anche a Napoli la gente è in grado di adottarla. Che non siete trogloditi, com'è capitato di sentire più volte in questi giorni, quando, a proposito della raccolta differenziata, veniva fuori il discorso dell'"educazione civica", del "costume". Quasi i napoletani non siano all'altezza dei pulentùn, sempre più bravi in tutto! E questo ve lo dice un pulentùn!

CONTRADA CHIEDE LA GRAZIA. L'ex numero tre del SISDE (Servizio Informazioni per la Sicurezza Democratica, dunque il servizio segreto non militare, che era il SISMI: per dire, non un quisque de populo, ma un servitore dello Stato ai massimi livelli), è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma il regime carcerario mal si addice al suo stato di salute (soffre di ischemia e di patologie broncopolmonari, oltre che di diabete, eczema e depressione), e vorrebbe almeno gli arresti domiciliari. Mi piacerebbe sapere quanti altri detenuti soffrono delle stesse patologie, o magari di più gravi, ma - non avendo come legale un principe del foro come l'avv. Lipera - rimangono in galera. Ma Contrada dice di essere innocente. Vorrei ancora sapere quanti detenuti, che dicono di essere innocenti, debbono - obtorto collo - comunque scontare la pena di una sentenza definitiva. Penso a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino: e mi viene un groppo in gola.

DI MORATORIA IN MORATORIA. Il 19 dicembre scorso l'ONU ha approvato la moratoria sulla pena di morte. Prova di civiltà. Per apprezzarla al meglio, debbo però rimuovere dal mio ricordo quello che ho letto (e visto) di Ted Bundy (28, forse più, giovani vittime tra il '74 ed il '78), o di Andrej Chikatilo (dal 1982 al 1990, 52 persone, 35 delle quali sotto i 17 anni). O, recente ed atroce, debbo non ricordare gli occhi sorridenti del piccolo Tommy. Ma andiamo oltre... Il giorno dopo (20 dicembre) Giuliano Ferrara lancia la propria crociata sulla moratoria di quella che lui ha definito "pena di morte legalizzata": l'aborto. Quattro giorni fa (14 gennaio), l'ha definito a tutto tondo OMICIDIO. Dall'entrata in vigore della legge 194 (1978), gli aborti sono calati del 60%. La 194 è uno dei migliori "compromessi" possibili in un ambito tanto delicato, perfettibile - forse - ma non ridiscutibile. Quanti feti buttati nei cassonetti dobbiamo di nuovo trovare per convincerci che una legge siffatta è davvero "tutela"? O quante donne e ragazze dobbiamo di nuovo trovare morte per dissanguamento perché si sono rivolte a qualche mammana? Lo sa Ferrara come - prima della Legge - si abortiva, ovviamente clandestinamente, non rivolgendosi a qualche medico compiacente? Nella più profonda periferia della tua città trovavi la mammana, non sempre una levatrice - con un minimo di cognizioni mediche - ma una donna qualunque. Ti faceva sdraiare sul suo letto (non un lettino asettico, ovviamente, ma il suo letto...) e, una volta che avevi le gambe divaricate, ti infilava nella vagina un ferro da calza (sì, quelli con cui si facevano i maglioni di lana...) inguainato in un tubicino di plastica. E poi andava sù, sù, fin dove poteva... Poi, lentamente, sfilava il ferro da calza dal tubicino, che rimaneva dentro, creando, credo (non conosco i principi di fisica che regolano l'evento) - una sorta di "vuoto d'aria" nell'utero. Fatto questo, ti rimandava a casa: la sera stessa, o magari un giorno o due più tardi, in preda a dolori inenarrabili, il feto veniva espulso. Spesso restavano residui, e l'emorragia era uno degli "effetti indesiderati" minori, con relativa corsa in ospedale e raschiamento: da sveglia. Il rischio maggiore era la morte per setticemia. E bravo Ferrara!

BEPPE GRILLO COME LA MOGLIE DI CESARE? Piccola premessa: appena arrivo a studio: 1) controllo la posta elettronica; 2) mi leggo, dalla new letter di Punto Informatico, gli articoli che mi interessano; 3) visito il Blog di Beppe Grillo (che è tra i "preferiti") e leggo; 4) visito il blog di Travaglio, Corrias e Gomez (che è tra i "preferiti") e leggo; 5) inizio a lavorare. Questo per dire quanto il Beppe mi piaccia. O mi sia piaciuto, ancora non lo so... Il 15 gennaio leggo da Punto Informatico un articolo di Massimo Mantellini, che è una bella tirata d'orecchie al Beppe nazionale, ma non ne capisco il motivo. A furia di navigare, ecco spiegato l'arcano: Grillo ha rifiutato un'intervista ad Alessandro Gilioli de L'Espresso (9 gennaio), nonostante gli fossero state date più che ampie assicurazioni che le risposte alle domande poste (inviate per e-mail) sarebbero state pubblicate tal quale, senza tagli, rimaneggiamenti, correzioni, o altro. La storia è qui: ci sono le domande che gli sarebbero state poste (niente di provocatorio e/o offensivo) e c'è la trascrizione dei colloqui (che ritengo essere stati registrati) tra Gilioli e Grillo. Ma l'intervista non c'è mai stata: Beppe ha rifiutato il confronto... Oggi, sul blog di Grillo si fa cenno alla faccenda con un video da YouTube, in cui Piroso (La7) e Gilioli affrontano la vicenda. Da Beppe, non un commento. Sono delusa ed amareggiata: tu quoque, Beppe?

RATZINGER E I PROFESSORI. Intanto, un po' di cronologia. La notizia battuta dalle agenzie di stampa il 26 ottobre 2007, riferiva che il Magnifico Rettore dell'Università La Sapienza di Roma, Renato Guarini, aveva invitato Ratzinger "ad inaugurare l'anno accademico 2007/2008", ed avrebbe tenuto per soprammercato una lectio magistralis, solitamente delegata ad un docente universitario, o ad un dottore honoris causa: il ministro per la Ricerca e l'Università, Mussi, avrebbe presenziato. Ci fu, probabilmente, qualche borbottìo di protesta e la notizia cambiò: il 1° novembre le agenzie di stampa chiariscono che il papa ci sarà, ma Mussi no. Ed è a questo punto che il prof. Marcello Cini - Ordinario di Fisica teorica e di Teorie quantistiche - s'incazza (molto garbatamente) ed invia la famosa lettera della discordia. Le motivazioni del suo sdegno mi sembrano del tutto ragionevoli: traducendo in (super)soldoni, che ci viene a fare qui uno che continua ad affermare la superiorità della fede sulla scienza? Il passo sulla teoria di Darwin è magico! Al professor Cini si affiancano, qualche giorno più tardi, altri 67 docenti (i nomi dei firmatari ed il testo sono al link già segnalato). Poi subentrano gli studenti (come dar loro torto?) e la cosa ingigantisce. E giù, allora, dagli all'untore! I professori accusati - con un coro bipartisan, o trasversale, come volete, di destra e di sinistra - di essere antidemocratici e censori, e di temere il confronto!
Ma dobbiamo sempre fare "pippa" quando si pa
rla del papa??
Una domanda: supponiamo che, anziché Ratzinger, a tenere la lectio magistralis fosse stato invitato il Presidente iraniano Ahmadinejad, anche lui capo di uno stato straiero, anche lui strenuo sostenitore delle proprie (discutibili) tesi e dei propri dogmi:
chi si sarebbe scandalizzato se le docenti avessero protestato e le studentesse fossero scese in piazza? Chi avrebbe avuto il coraggio di metterle alla gogna? Ma tant'è: comunque la si rigiri, la Roma papalina d'oltre Tevere continua ancora a condizionare e a far sentire il proprio alito sul collo dell'intera nazione.

CLEMENTE MASTELLA SI DIMETTE. Scattano gli arresti domiciliari per Sandra Lonardo in Mastella e per 29 esponenti di spicco dell'UDEUR campana: pare non si tratti di una questione di soldi, ma di favori in cambio di favori; di nomine pilotate; di appalti guidati. Non soldi, dunque, ma baratti: e che cambia?
E il Ministro (della Giustizia) si dimette.

E si scaglia contro il Procuratore di Santa Maria Capua Vetere che ha firmato i provvedimenti restrittivi. E con che tono! Velatamente, ma non troppo, lo accusa di aver emesso il provvedimento per vendetta. Ed ancora velatamente, ma non troppo, parla di vicende (poco chiare?) che "lambiscono suoi stretti parenti" e su cui il CSM dovrebbe "finalmente" indagare. Ma lui, Ministro della Giustizia, se è a conoscenza di tali presunti scheletri nell'armadio, che ha fatto, fin'ora? Ha dormito? Ci è passato sopra? E se sì, perché? Gli applausi di solidarietà si sono sprecati. Bipartisan e trasversali, pure qui. Solidarietà per cosa? Perché la moglie è indagata? Perché gli si è sfasciato l'UDEUR? Perché ora - lui e tutti gli altri trasversalmente con le mani sporche - si sentono vicina l'ora del redde rationem? E un'ultima chiosa: afferma che "tra l'AMORE e il POTERE" ha scelto l'amore. Il potere, amici, il potere! Non "il servizio dello Stato"! Non la fedeltà al giuramento fatto alla Presenza del Capo dello Stato!

IL POTERE!
Buon inizio d'anno a tutti...

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